martedì 2 aprile 2019

Sulla legittima difesa


Il 28 marzo appena scorso il Senato, a grande maggioranza, ha approvato in via definitiva la legge di modifica delle norme sulla legittima difesa che adesso è legge dello Stato (entrerà in vigore trascorsi i 15 giorni canonici dalla pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale).
La materia è alquanto complessa. Si pensi che sin dai tempi remoti i cultori del diritto si erano posti il problema di bilanciare gli opposti interessi in gioco, arrivando a coniare il noto brocardo, a noi tramandato dalla tradizione, secondo cui l’aggredito “ non habet staderam in manu”, proprio per sottolineare la difficoltà di misurare la risposta alla violenza perpetrata dal reo nei confronti della vittima aggredita che si trovi a reagire.
Oltre alla complessità giuridica, si rileva nel dibattito odierno la presenza di elementi di natura psico-sociologica che rendono più ardua l’analisi e il giudizio sulla nuova legge di modifica degli artt. 52-55 del codice penale, deputati alla scriminante in oggetto.
Anzi, diciamo subito che se non si considerano appieno questi elementi psico-sociologici, non si riesce a inquadrare correttamente il dibattito.
Cominciamo col dire che i cittadini italiani, soprattutto in questi ultimi trent’anni, si sono sentiti progressivamente abbandonati dallo Stato. Essi hanno inoltre progressivamente perso ogni fiducia nella giustizia.
Questo sentimento di sfiducia e di abbandono sono alla base delle nuove norme. Non è questa la sede adatta per discettare sulle ragioni storiche che hanno prodotto negli italiani questi sentimenti di abbandono e di sfiducia. Ma è su questi sentimenti che hanno fatto leva i furbacchioni della politica, sempre alla ricerca del consenso, costi ciò che costi.
Chi non ha mai sentito la vulgata secondo cui gli extracomunitari sceglierebbero l’Italia, come meta privilegiata, proprio per la fragilità dell’apparato poliziesco e per il lassismo dell’apparato giudiziario che, secondo tale vulgata, è incapace di reprimere i reati (e la vulgata, al di là delle solite italiche e nostalgiche esagerazioni, non è scevro da verità incontestabili).
Il nostro apparato giudiziario e il nostro sistema repressivo fanno acqua da tutte le parti: una miriade di leggi, contraddittorie e complesse, che si sovrappongono e che sembrano fatte apposta per favorire gli azzeccagarbugli di turno (ormai i bravi avvocati, non sono più i grandi oratori alla Cicerone, ma i filocavillosi alla Ghedini, per intenderci); apparati di polizia giudiziaria sottopagati e sottodimensionati; carceri eternamente sovraffollate e scuola di delinquenza, più che di riabilitazione; e fermiamoci qui per carità di patria.
E in questo humus sociale che si inserisce la nuova legge sulla legittima difesa. La gente si è stancata di vedere gli impuniti e i delinquenti trionfare e le vittime soffrire e pagare.
O forse qualcuno molto abilmente è riuscita a distogliere la sua attenzione dal vero problema: la gente non ne può di uno Stato comandato da politici cialtroni e corrotti che si alleano con la mafia (più romana che siciliana, ma non fa differenza; sempre di mafia parliamo) per continuare a mungere e a sfruttare la vacca.
Questo è il vero cancro dell’Italia: le istituzioni corrotte, i pronto soccorso superaffollati, le scuole che letteralmente crollano a pezzi, una pressione fiscale feroce con i deboli (pensionati, dipendenti e piccoli imprenditori) ma pavida e generosa con i grossi evasori.
Ma qualcuno è riuscito abilmente a distogliere la gente dai veri problemi e gli ha indicato dove guardare per trovare un capro espiatorio: il migrante e il topo d’appartamento, ovvero l’extracomunitario ladruncolo e topo d’appartamento (non che i topi d’appartamento, italici o esotici che siano, non siano una piaga; ma credo che sia una piaga ben più dolente la classe politica italiana che, dopo il terremoto di “Mani pulite” è risorta più arrogante e incapace di prima, e sta portando l’Italia allo sfascio).
E’ a causa di questo sentimento di sfiducia e di abbandono che l’Italia si è sentito di colpo in balia del male: degli spacciatori che scorrazzano indisturbati (ma ci voleva molto a legalizzare almeno la marihuana per assestare un colpo alle mafie che trafficano con le tonnellate di hashish e di erba?); gli immigrati clandestini fatti entrare in suolo a frotte, nelle piazze, a far niente (nella migliore delle ipotesi): ma era così difficile fare una vera accoglienza, che prevedesse un impiego proficuo e socialmente utile, invece di consentire questi sbarchi indiscriminati, utili a favorire le cooperative di accoglienza per migranti degli amici degli amici?
E un poliziotto in ogni quartiere, a disposizione e a protezione della gente onesta? E delle leggi chiare e precise che assicurassero i ladri e gli scippatori alle patrie galere, invece di riempirle di piccoli spacciatori e di immigrati clandestini magari inoffensivi?
Questo è l’umore sociale che ha spinto la nuova legge sulla legittima difesa .
Uno Stato efficiente non avrebbe mai avuto bisogno di una simile legge.
Nessuno si è accorto che l’approvazione di questa legge è in realtà un’ammissione di colpa da parte dei nostri politici?
Questa legge è la prova più evidente del fallimento dei nostri politici. Son loro che hanno ridotto così l’Italia. E adesso ci vorrebbero far credere che sono i nostri salvatori, approvando leggi del genere?

Adesso che è chiaro come e perché è nata questa legge, possiamo anche passare a una rapida disamina della sua struttura portante.
Concordo, anche se solo in parte, con il parere negativo dato dai colleghi penalisti.
Mi pare tuttavia interessante, proprio in virtù del vecchio adagio che ricordavo in apertura, la previsione di una maggiore elasticità a favore dell’aggredito, soprattutto quando egli sia sorpreso da dei malintenzionati, in casa sua, di notte, e magari in presenza di figli in casa.
Senza volere resuscitare la sacralità e l’inviolabilità della proprietà privata, già sancita dallo Statuto Albertino di ottocentesca memoria, direi che una maggiore considerazione in favore delle persone oneste ci sta tutta, in una società che, come ho avuto di descrivere prima, ha finito con il favorire i delinquenti e malintenzionati (sempre a causa di una gestione superficiale e allegra del fenomeno da parte dei nostri politici, probabilmente affaccendati in tutt’altre faccende, diverse dalla gestione oculata del pubblico benessere).
Un’altra cosa da guardare con favore è la non risarcibilità in favore dei parenti delle vittime che, all’esito dell’ istruttoria (sempre doverosa in caso di omicidio), siano risultate colpevoli di violazione di domicilio, commessa con arnesi da scasso e in possesso di armi atte a offendere al momento dell’intrusione (coltelli, armi da sparo o altri strumenti suscettibili di arrecare danno alle persone la cui residenza sia stata violata).


Ogni fattispecie va valutata comunque caso per caso, ma sempre con un rinnovato occhio di favore a vantaggio delle persone aggredite che, non lo si dimentichi, erano comunque tranquille in casa loro; mentre chi ha violato per primo lì’ordinamento giuridico è proprio il ladro che si intrufola, comunque con malanimo, in casa altrui.

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