Dal libro del Profeta Giona
Fonti di ispirazione diretta: Libro omonimo dell’A.T.
Periodo di ambientazione: la vita del profeta Giona – metà del sec. VIII a.C. circa;
Terzine classiche con versi endecasillabi
Capitolo Primo
“ Sono pronto a pagare se mi porti
più lontano da qui, sino alla Spagna;
gli altri tragitti per me sono corti,
perché sento nel mio cuor che ristagna
il timore che ho di Dio! Dormirei
sino al traguardo, e né di alcuna lagna,
né d’intralcio, o fastidio, ti sarei!”
Così raccontò Giona a un capitano
a Giaffa, affinchè sino ai Pirenei
lo conducesse, per fuggir lontano
dal Signore Suo Dio, perchè a Ninìve
lo voleva a proclamar che l’insano
Vivere dei suoi abitanti, alle rive
Del sacro fiume di Jahwèh, era giunto!
Ma tosto quella nave, con le pive
Nel fondo del mare, stava sul punto
di finire, perchè il Signore, al vento,
la tempesta su di essa aveva aggiunto,
tanto che i marinai, in quel tormento,
invocaron ciascuno il proprio dio,
provando a fare un alleggerimento.
Intanto Giona, preda dell’oblio
del sonno, giacea nel fondo del legno.
Indi gli chiese il capo: - “ Tu restio,
alle nostre preghiere, sin ritegno
sei? Anche tu prega, per non morire!”-
Di seguito, cogli altri, chiese un segno
alla mala sorte, su chi attribuire
la colpa dell’imminente sciagura!
Indi gli chieser lor di riferire
chi mai fosse, apprendendo da sicura
fonte, che egli fuggiva dal Signore!
Essi gli dissero: - “ Quale misura
dobbiamo prendere, perché il furore
del mare” – che aumentava sempre più –
“ si plachi?” Rispose egli con candore:
- “ Prendetemi e gettatemi all’in giù,
e si calmerà il mare. Adesso è
contro di voi, perché la furia blu
v’ha colto per mia colpa. Quest’è il ver!”
Essi cercavano, a forza di remi,
raggiungere la riva, ma poiché,
col mare, gli aumentavano i patemi,
implorarono il Signore dicendo:
- “ Dio, fa che il sangue innocente non scemi,
di questo uomo, sopra di noi!” – Essendo
che intendevano gettarlo nel mare!
E, fattolo, cessò d’esser tremendo!
Quegli uomini presero ad adorare
il Signore, con sacrifici e voti!
Ma il Signore dispose che a ingoiare
Giona, fosse un grosso pesce! Tre notti
e tre giorni vi ristette! Dal cuore
del pesce ei pregò Dio con questi motti:
“ Nell’angoscia ho pregato il mio Signore
ed Egli mi ha esaudito. Dal profondo
degli inferi ho gridato con furore
e Tu mi hai ascoltato, Re del mondo!
Mi hai gettato nell’abisso del mare
e le correnti m’han girato in tondo
Ed i flutti e le Tue onde a passare
sopra di me! Nel mentre io Ti dicevo:
- Il Santo Tempio tornerò a guardare,
oppur lontano dai Tuoi occhi devo
in eterno stare? Fino alla gola
l’ acque gelide degli abissi avevo,
e l’alghe come morso di tagliola,
alla mia testa se ne stava avvinta;
son sceso ove neppure l’acqua scola
e cosa alcuna appare mai dipinta,
lì, nei recessi più oscuri dei monti
le cui radici mi facean da cinta
e parean volermi chiudere i conti!
Ma dalla fossa hai fatto risalire
la mia vita sino alle fresche fonti
Del Tuo amore che non può mai finire!
La mia preghiera è giunta sino a Te!
Quei che onorano solo il falso dire
hanno abbandonato ormai Dio Jahwèh!
Ma io, con voce di lode, offrirò
un sacrificio al Signore mio Re,
ed il voto che ho fatto adempirò!
La salvezza vien solo dal Signore!”
Per Suo ordine il pesce rigettò
Giona, al terreno asciutto ed al chiarore!
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