Capitolo Quarto
La comunità di
Recupero El Ziguratt era stata fondata nel 1980 da Costantino Sanna, un
sacerdote che si era specializzato come psicologo e psicoterapeuta e che aveva
trovato nel recupero degli sbandati e degli ultimi la sua strada al Vangelo.
L’edificio che
ospitava la Comunità sorgeva poco distante dal centro abitato di Settimo San
Pietro, su di un terreno di dodici
ettari che gli era stato donato da un ricco possidente per ringraziarlo di
averlo sostenuto nella battaglia che aveva condotto a fianco del figlio
tossicodipendente , morto non di meno a causa del virus HIV.
Così don Costantino, con l’aiuto di altri e numerosi benefattori, pubblici e privati, aveva fondato quel Centro di Recupero, diventato coi decenni un punto di riferimento per enti pubblici impreparati o impotenti, e per famiglie disperate e forse ancora più impotenti nella lotta contro la confusione, l’instabilità, il disadattamento, l’introversione, il malessere invisibile e incomprensibile, inafferrabile e inspiegabile che gli adulti chiamano droga ma che forse è più semplicemente il mal di vivere che afferra i giovani nella loro solitudine, lungo il sentiero che porta alla maturazione e all’accettazione di questa
sfida contro il
tempo e contro un mondo già costituito, che si vorrebbe diverso, alla ricerca
del vero senso della vita.
Il Centro
comprendeva anche un’azienda agricola dove gli ospiti, una cinquantina circa di
media, tra uomini e donne, apprendevano le gioie e le fatiche del lavoro dei
campi, eseguito comunque con le migliori e più moderne tecniche produttive in
campo agricolo e pastorale.
L’avvocato Levi
lasciò la strada statale 387 al chilometro dodici e, come gli aveva spiegato
don Costantino al telefono quando aveva chiamato per fissare l’appuntamento di
quel pomeriggio, prese a sinistra lo stradello sterrato che, dopo un breve
tratto pianeggiante, si inerpicava per un paio di chilometri sino alla
collinetta che ospitava la Comunità “El Ziguratt”.
Scendendo
dall’auto l’avvocato Levi ammirò il paesaggio a valle: olivi e viti si
perdevano a vista d’occhio, oltre la collina.
Inspirò
profondamente riempiendosi i polmoni di quell’aria fresca e salubre e si
diresse verso l’ingresso dell’edificio.
Nessun commento:
Posta un commento