CANTO
PRIMO
( Ove
si narra della Creazione del mondo,
e di Giuseppe, figlio di
Giacobbe e Rachele, prima venduto come schiavo dai fratelli , poi vicerè del
Faraone Ramsès)
Fonte diretta di ispirazione: Libro della
Genesi;
Periodo di ambientazione delle vicende di Giuseppe: compreso in un arco
di tempo che va dal 1800 al 1600 circa a.C.
Riferimenti storici ad altri
popoli:
- Nel 1800 a.C. Shamshi-Adad
fonda lo stato assiro;
- Nel 1600 a.C. circa inizia
la civiltà micenèa in Grecia;
- Nel 1600 a.C. circa in Cina
vi è la cultura Shang dell’età del bronzo
Strofe: ottave e a nona rima
con versi endecasillabi e polimetri nel nono verso
PROLOGO
Canto del Padre Eterno la Creazione
i cui
primordi furô ‘ Adamo ed Eva
del
gene eletto primiera Nazione
ai
tempi che soltanto si godeva
senza patemi né disperazione
nell’Eden
che fiorito sêr soleva.
E
prima che il serpente ingannatore
il
seme della sfida contro Dio
[all’Uom
mettesse in core].
Canto
altresì dei valorosi prodi,
che
discendendo da quel gene eletto,
in
varia guisa e coraggiosi modi
il
popol d’Israele al santo tetto
di
Palestina addussero. E gli odi,
gli
amori, i tradimenti non ometto:
quei
tra uomini e regni e quei con Dio
e
leggi, guerre, esilii ed altro ancora
[io narro in questo canto mio].
Ardua
è però sì tanto la materia
E
lungo e pien d’insidie il mio cimento
E la
paura che il mio cuore assedia
Soltanto
se m’ardisco e in un momento
Vacillo
e manco come per inedia!
Signore
Dio, Creator del Firmamento
Dona
sostanza e luce alla favella
Mia,
ch’io possa intelligere l’Antica
[Tua
parola e la Novella]
E
dalla Genesi all’Apocalisse
Guida
la mano mia tra rime e accenti
che
con la mente mia come vibrisse
sappiano
intercettare i sentimenti
e
trasmutarli con le leggi affisse
in
quei settantatre componimenti!
Certo,
per quanto questo libro vale
ed
esser vuole: un chiaro e breve invito
[ al
pieno assaggio dell’Originale].
Creazione del mondo
In
principïo Dio creò il cielo
e la terra, che era informe e deserta,
e il
buio ricopriva come un velo
il nero abisso; ma sulle acque all’erta
stava
Dio che, col Suo divino zelo,
volle
che l’oscurità fosse aperta
dalla luce. E la luce ovunque fu!
La
chiamò giorno e il buio ‘l chiamò notte.
[ E al
primo giorno Ei non pensò più].
Poi
partì le acque e mise il firmamento
e
separandole, emerse l’asciutto
in
dove dispose che dal frumento,
dai germogli, dagli alberi da frutto
e da
ogni specie idonea al giovamento,
producesse
col seme e dappertutto.
Nominati
il cielo, la terra e il mare
al
dover del quarto giorno il Buon Dio
[ si diè da fare].
Indi le luci per il cielo Ei pose
per
ben distinguere la notte e il giorno.
E
tanto Egli è perfetto nelle cose,
che
fece sole e luna tutto attorno
ed
altri segni e stelle in giusta dose,
più per utilità che per adorno!
Pensava
sin d’allora il Padreterno
ai
giorni, ai mesi, agli anni e alle stagioni
[ e a
tanto più ch’io non secerno].
Liberi
volino in aria gli uccelli
e in mare
sguazzino assai numerosi
i
pesci; pascolino ovi e vitelli
con
ogni bestiame nei prati erbosi;
crescano
rettili e fiere per pelli,
esseri
viventi belli e mostruosi!
Così
creòlli Dio nel quinto giorno
gli animali del mondo e gli ordinò
[ di
moltiplicarsi tutto intorno].
Infine
Ei disse: -“ Facciamo ora l’uomo,
a nostra immagine ed
assomiglianza,
che ogni animale domini dal sommo!”
E per
il sesto giorno fu abbastanza!
Da quel giorno, dopo sei giorni, domo
o non
domo, sol cena e solo pranza
l’uomo
al settimo giorno, dal Creatore
consacrato
al riposo ed alle preci
[dalle
prime alle ultime ore].
Eppur mancava ancora alla Creazione
l’alito che le cose inanimate
trasforma, e dà la
vita alle persone!
Quindi al mondo le acque vennero date
che, cadendo dal cielo, sulle zone
della
terra che Dio avea donate,
potessero di poi irrigare il suolo;
e con
quel fango denso plasmò l’uomo
[il
qual però, restava solo].
Pertanto
un dì, che Adamo era dormiente,
gli
tolse Dio una costola dal fianco
e,
plasmatala con arte suadente,
ne fece una compagna per chi stanco
aveva
detto d’esser solo. In mente,
nel
corpo e nell’ anima lor, financo,
simili ad uno specchio tali e quali
si
riconobbero l’un l’altra, prima
[che
Adamo ne scoprisse i mali].
In verità, come ho già detto pria,
fu il
serpente, il sottile ingannatore
che
convinse la sciagurata ria
a
mangiare il frutto che il Buon Fattore
avea
vietato, in quanto sulla via
avrìa posto il mortale saggiatore,
della
onniscienza del bene e del male!
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