giovedì 23 febbraio 2023

Il Cantico dei Cantici

 

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Vi scongiuro per le cerve dei campi,

figlie di Jerusalem, non destate

dal sonno la amata mia, né coi lampi

 

  coi tuoni, ma aspettare vogliate,

finché essa lo desideri e voglia!

Ai baci nostri  inebrianti lasciate,

  

 

all’aroma che dai  sensi la  spoglia,

al mio nardo, che d’olezzi il recinto

cospargendo di  profumi lo sfoglia;

 


lasciatemi, pervicace ed avvinto,

come suggente  grappolo al suo petto,

come  frutto fuso all’ albero pinto!

 

Bruna io son, per lui,   sommo diletto,

e lui per me, ma bella sotto il sole

e sopra il nostro verdeggiante letto!

 

Canto di tortora che udir si suole,

collina che dispensa frutti e aromi;

avanti che le ombre come fole

 

s’allunghino, rinfrancami coi pomi,

perché ammalata io sono del tuo amore!

Ti bramo e t’anelo con molti nomi,

 

e poggia il tuo vessillo sul mio cuore!

Dolce  sento il tuo frutto al mio palato.

Ha bussato alla porta il mio signore:

  

ho aperto,  finalmente è ritornato!

Ha messo la sua man nello spiraglio,

sussulto,  dolce  fremito ho   provato!

 

È lui, il mio diletto, non mi sbaglio;

fluiva la mirra dalle mie dita,

sui folti riccioli con cui m’ abbaglio,

 

sul forte padrone della mia vita,

sulla maniglia del mio chiavistello!

Voi, che ammirate della Sulammita,

 

nella sua danza del doppio drappello?

Sono  belli i tuoi piedi nei sandali

Principessa; s’io fossi tuo fratello!

 

I tuoi seni son formosi ed uguali,

a cerbiatti di gazzella gemelli;

le tue trecce m’hanno preso sull’ali

 

come un re che ora surge ai tuoi più belli

grappoli d’uva e di datteri molli,

sino al tuo ventre di gigli novelli,

 

attorno ai  fianchi di curve e di colli,

alla tua bocca in cui scorre squisito

il vino delle mie notti  più folli!

 

Vieni, oh mio diletto, al tuo frutto ambito!

Orsù! Andiamo  alle vigne e ai villaggi,

a vedere se il tuo  melo è fiorito,

 

quando il sole già stempera i suoi raggi,

e ‘l vermiglio melograno succoso

di nardo e  cipro profuma i paraggi

 

e la tua bocca anela voglïoso!

Vi scongiuro per le cerve dei campi,

figlie di Jerusalem, il glorioso

 

mio amore al sonno, non fate che scampi!

 

 

 

 

 

 

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