Per il mio compleanno la mia figlia maggiore mi ha regalato l'interessante biografia di Aldo Moro, scritta dal suo ex studente universitario, Giorgio Balzoni.
Il libro ci regala quindi una visione particolare e diversa del grande statista democrisitiano giusitiziato dalle Brigate Rosse nel 1978: quello di uno studentedell'Università la Sapienza di Roma, dove Aldo Moro insegnava, nei corsi di Scienze Politiche, Diritto e Procedura Penale.
Il libro si snoda attraverso la carriera universitaria dell'autore sino alle vicende del rapimento di Moro, sino alla sua efferata esecuzione ad opera dei brigatisti rossi.
Siamo nei primi anni settanta quando il libro inizia a narrare di Aldo Moro professore universitario. Il libro ci restituisce una figura di uomo non meno autorevole e importante di quella già grande che la storia , piano, piano, va restituendoci del politico democristiano.
In quei primi anni settanta io ero ancora alle scuole superiori, mi pare in terza o quarta ragioneria.
Nelle scuole si respirava un'aria di scontro, tra la sinistra arrabbiata che voleva spazzare via lo status quo, per creare un nuovo mondo fatto di libertà, di pace e di amore (col senno di oggi capisco che si trattava di fandonie alimentate dalla propaganda comunista, ma io ci credetti in buona fede per qualche anno) e una destra nostalgica che voleva riportarci indietro, a quando i treni arrivavano in orario, la legge era legge, la galera, galera e c'era un uomo solo al comando (altre roboanti fandonie spinte da menti fragili e paurose di ogni cambiamento).
Io non amavo la democrazia cristiana. Per me rappresentava l'immobilismo, il cerchiobottismo, la cristallizzazione del pensiero, il trionfo dei benpensanti, il mantenimento delle classi sociali e il blocco totale dell'ascensore sociale ai danni delle fascie più deboli della popolazione.
Eppure di quella classe politica democristiana, anche oggi, rivaluto e ammiro soltanto Aldo Moro.
1. continua...
Il libro ci regala quindi una visione particolare e diversa del grande statista democrisitiano giusitiziato dalle Brigate Rosse nel 1978: quello di uno studentedell'Università la Sapienza di Roma, dove Aldo Moro insegnava, nei corsi di Scienze Politiche, Diritto e Procedura Penale.
Il libro si snoda attraverso la carriera universitaria dell'autore sino alle vicende del rapimento di Moro, sino alla sua efferata esecuzione ad opera dei brigatisti rossi.
Siamo nei primi anni settanta quando il libro inizia a narrare di Aldo Moro professore universitario. Il libro ci restituisce una figura di uomo non meno autorevole e importante di quella già grande che la storia , piano, piano, va restituendoci del politico democristiano.
In quei primi anni settanta io ero ancora alle scuole superiori, mi pare in terza o quarta ragioneria.
Nelle scuole si respirava un'aria di scontro, tra la sinistra arrabbiata che voleva spazzare via lo status quo, per creare un nuovo mondo fatto di libertà, di pace e di amore (col senno di oggi capisco che si trattava di fandonie alimentate dalla propaganda comunista, ma io ci credetti in buona fede per qualche anno) e una destra nostalgica che voleva riportarci indietro, a quando i treni arrivavano in orario, la legge era legge, la galera, galera e c'era un uomo solo al comando (altre roboanti fandonie spinte da menti fragili e paurose di ogni cambiamento).
Io non amavo la democrazia cristiana. Per me rappresentava l'immobilismo, il cerchiobottismo, la cristallizzazione del pensiero, il trionfo dei benpensanti, il mantenimento delle classi sociali e il blocco totale dell'ascensore sociale ai danni delle fascie più deboli della popolazione.
Eppure di quella classe politica democristiana, anche oggi, rivaluto e ammiro soltanto Aldo Moro.
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