lunedì 15 ottobre 2018

Memorie di Scuola - Parte prima



In quell’anno scolastico 1970-1971 ero approdato alla terza classe dell’istituto Tecnico per Ragionieri “Leonardo da Vinci” di Cagliari.
Proprio in quell’anno mi ero accorto di avere sbagliato scuola: la Ragioneria e la Tecnica Commerciale, materie di indirizzo, mi annoiavano a morte, mentre studiavo sempre più volentieri l’italiano, la storia e le lingue straniere; per fortuna iniziammo a studiare il diritto e l’economia; tutto sommato potevo sopravvivere  senza cambiare scuola; avrei studiato anche le materie professionali, almeno il bastante per arrivare alla sufficienza.
D’altronde non è che i professori potessero ammazzarci di studio. Qualcuno l’avrebbe anche voluto (noi li chiamavamo “fascisti e reazionari”) ma ormai eravamo troppo impegnati nella lotta contro le vecchie istituzioni scolastiche e chiedevamo a gran voce di essere arbitri dei nostri destini. I nostri professori e le istituzioni più in generale, dal Preside sino al ministro della P.I. (quell’anno, se le fonti e la memoria non mi ingannano era il democristiano Misasi), d’altro canto, si scoprirono abbastanza impreparati a fronteggiare quella protesta rumorosa e convinta, tanto più  incontrollabile, quanto più essa era sorta in maniera spontanea e non organizzata.
Il terzo anno,  nella Ragioneria, così come,  credo, in tutti gli istituti superiori, è un anno cruciale.
Intanto di solito si cambia di corso (io infatti fui trasferito dal corso F al corso D). In secondo luogo si studiano delle materie del tutto nuove.
Così fu anche per me in quell'ottobre del 1970.
I miei nuovi professori erano assai diversi tra loro. Intanto c'erano quelli delle materie così dette di indirizzo: Ragioneria e Tecnica (che trattava tre specializzazioni diverse nel corso del triennio: commerciale, mercantile e bancaria); oggi, nella moderna ragioneria le due materie sono state unificate sotto il nome di Economia Aziendale, ma all'epoca, come dicevo, vi erano due materie e due insegnanti. Il professore di Ragioneria era un uomo tutto d'un pezzo. Si chiamava Murru. Quando entrava in classe noi ci levavamo tutti in piedi, in segno di saluto e di rispetto (ma lo facevamo per tutti i docenti indistintamente). Col braccio destro levato in aria e la mano tesa ci ordinava di sedere senza pronunciare parola. Ma i  suoi occhi chiari e freddi  scrutavano attenti tutta la classe; quello sguardo era eloquente più di qualunque parola, così come quel saluto solenne e ormai  fuori moda: se non parlo io che sono il capo, sembrava dire il bellicoso professore di ragioneria, perché dovreste farlo voi, che siete dei poveri studenti, ancora senza arte né parte ( e chissà se mai ce l'avrete con quei cappellacci lunghi  e con quelle minigonne)?
Si lavorava in silenzio e sodo. Io mi ero rassegnato, dopo due anni di latitanza, ad occupare  il primo banco (sempre per via della storia che i piccoletti dovevano stare avanti).
Da lui, oltre al saluto caratteristico ricordo altre due cose: la prima è che ripeteva spesso che  i sindacati, soprattutto quelli di fede socialista,  sono la rovina dell'Italia  (narrava, a metà tra il serio ed il faceto, che i sindacalisti erano dappertutto e che se uno di noi, un domani, rientrando a casa, avesse scovato nell'armadio o sotto il letto un uomo, non ci sarebbe stato alcun bisogno di chiedergli i documenti: si sarebbe trattato di un sindacalista di fede socialista); la seconda era la tecnica che aveva per ricordare gli articoli del codice civile (questa tecnica mi tornò poi utile anche all'università per memorizzare i  quattro codici); un giorno che ci spiegava il contratto di società, citando l'art. 2247 c.c., disse che ricordava quel numero facilmente, essendo nato nel 1922 ed essendosi poi sposato nel 1947; e faceva queste associazioni per tutti o quasi gli articoli del codice civile; così, concludeva, li aveva potuti memorizzare tutti.
Della sua materia non ricordo un beato picchio. Non mi piaceva (forse perché non mi piaceva lui; o magari, viceversa, non mi piaceva lui, perché mi era antipatica la sua materia).
Era un uomo freddo e distante; sicuramente preparato (si intuiva che nella sua materia non era uno sprovveduto), non vi era però alcuna emozione nel trasmettere la sua scienza.
Quando anni dopo, sono divenuto un insegnante, ho messo l'emozione e la passione al pari con la preparazione e la conoscenza; ma io ho sempre amato le materie che ho insegnato; ho amato e amo insegnare, anche se adesso lascerei volentieri il posto ad uno più giovane (ma pare che la riforma Fornero-Monti mi abbia bloccato in cattedra sino a 67 anni!).
E' vero anche che i tempi sono cambiati. Oggi i giovani non accetterebbero quella severità e  quella distanza glaciale che ci separava dai nostri professori!
Io pendevo dalle labbra dei miei professori perché volevo imparare da tutti e di tutto! Ed ero come una spugna, desideroso di apprendere!
Oggi i giovani hanno a portata di click, tramite il PC o il Tablet, o meglio ancora l’ I-phone e il cellulare, tutto lo scibile possibile e immaginabile in qualsiasi campo della scienza e di ogni altro campo della vita!
Altro che giornaletti e fumetti! Altro che sognare "Le Ore!" Adesso bastano tre lettere sulla barra di Google e tutto il bello e il brutto della vita ti si spalanca davanti agli occhi!
Peccato che questi giovani, troppo spesso, facciano un uso distorto e superficiale di questa portentosa invenzione chiamata Internet; di questa rete infinita di autostrade e sentieri, di valli e praterie, percorsi aerei, marini e terrestri che si chiama WEB!
Io ammiro davvero l'ingegno umano! Ma ripeto ancora: meno male che gli altri uomini non sono come me! Altrimenti altro che World Wide Web! Noi saremmo ancora nelle caverne, arrostendo il frutto della caccia e nelle interminabili sere d'estate, siederemmo ancora attorno al fuoco, ad ascoltare dai poeti erranti, le vicende antiche delle nostre genti, tramandate oralmente di padre in figlio, da maestro a discente, da poeta ad allievo!
Continua...
Leggi il  testo integrale di Memorie di scuola di Ignazio Salvatore Basile,  acquistando on line oppure in libreria il volume edito da Youcanprint ISBN 9788827845486


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