Il
cambio di negozio non giovò soltanto agli affari (che subirono un notevole
incremento) ma anche e soprattutto all’umore e alla salute di mio fratello che
parvero rifiorire da quelle lande di depressione e malessere in cui sembravano
essere scivolate dopo la sua grande ed eclatante rivolta contro i disegni egemonici
di mio padre.
I
clienti entravano ed uscivano in continuazione, soprattutto la sera. Mio
fratello vendeva con discrete capacità ed io lo affiancavo per vedere che
qualche mariuola dalle mani svelte, approfittando magari di un suo momento di
distrazione, facesse sparire qualche oggetto d’oro.
-”Stai
attento soprattutto se vedi qualche avvenente ragazza che mette in mostra le
tette!” – soleva ripetere mio fratello per darmi la carica.
Quando
vi era più di un cliente anche io ero autorizzato a servire al banco, sia per
la vendita di oggettistica minuta, sia
per sostituire un cinturino o altre facili operazioni.
Il
periodo più calmo era a fine mattinata. Il negozio chiudeva alle 13,00 ma alle
11,30 in giro non si vedeva molta gente. Anche a Samassi, come in tutti i paesi
a vocazione agricola della zona, il pranzo è rigorosamente previsto alle 12,00.
Mio
fratello ne approfittava per fare le riparazioni. Io lo guardavo affascinato,
come avevo fatto qualche anno prima al seguito di mio padre. Era preciso e
delicato esattamente come il suo maestro. Solo che al contrario di lui, mio
fratello amava chiacchierare durante il lavoro di riparazione al banco (a parte
in quei rari momenti topici in cui il lavoro richiedeva un’applicazione
particolare e massimo silenzio).
Se era di malumore mi parlava della sua infanzia
disgraziata, di quanto avrebbe voluto studiare invece di essere stato
brutalmente messo a bottega; degli errori di
mio padre che non era stato
capace di costituire una vera società familiare a causa del suo carattere
dispotico e poco comunicativo; dei suoi amici, tutti sfortunati e pieni di
problemi; e di donne.
In fatto di donne, mio fratello era un grande
esperto; si prodigava infatti in un vero profluvio di pillole di saggezza
sulla materia: a cominciare dal carattere delle donne e sulla loro psicologia
instabile e umorale; e sulle loro apparenti virtù di castità e ritrosia; sulla
inutilità di stabilire con loro relazioni stabili e sulla convenienza a farsi delle
avventure, senza scrupoli e senza rispetto. Aveva in generale poca stima del
sesso femminile; alcune categorie sociali erano da lui etichettate come poco di
buono, da evitare come la peste: erano le parrucchiere e le infermiere, a suo
dire, tutte ragazze di facili costumi, da non considerare per eventuale
relazione stabile, tutt’al più, se fossero state “bone”, da inforcare e via. Mi
raccomandava di non lasciar correre le numerose occasioni che, fortunato
com’ero, lui non si sarebbe certo fatto sfuggire, nel mondo corrotto e
libertino della scuola, dove le donne cercavano una cosa sola; e bisognava
dargliela! Lui sì che avrebbe provveduto alla grande! E guai se io mi fossi
tirato indietro.
Io
avrei preferito dei consigli più pratici, magari su come corteggiare una donna,
come conquistarla, su quale fosse stato l’approccio più corretto per entrare in
quel mondo femminile così ricco, per me, di attrattiva, di fascino e di
mistero; ma mio fratello era un fiume in piena e non sembrava attribuire alla
psicologia un ruolo rilevante; le donne, secondo lui, erano delle bambole da
conquistare, da trombare e da mollare.
Oggi
capisco che quelle sue contumelie erano il risultato di tutte le delusioni che
lui aveva avuto nei suoi rapporti con il c.d. gentil sesso.
Perché
queste delusioni gli fossero occorse non so spiegare nel dettagli, perché lui non
si confidava con nessuno sulle sue vicende private.
Posso
però supporre che il mio caro e sfortunato fratello sia in qualche modo rimasto
vittima della sindrome del bravo ragazzo di cui le donne sembrano essere, a
loro volta, vittime (qualcuno la chiama
la sindrome della crocerossina; non so però se i due paradigmi affettivi
coincidano davvero).
E’
noto comunque che le donne siano attratte più dalle simpatiche
canaglie che dai bravi ragazzi. Mio fratello era sicuramente un bravo ragazzo,
affidabile, con un’ottima posizione economica eppure con le donne non ebbe mai
fortuna.
Guardandomi
in giro ho visto spesso delle ragazze molto carine e pulite, accompagnarsi con
dei ceffi dall’aspetto poco raccomandabile. Mio padre, a tal proposito, ripeteva spesso che se fosse nato donna, sarebbe morto vergine, perché mai si sarebbe
fatto toccare da certi elementi maschili, neppure con una canna di venti metri!
Io
allora vedevo le donne come delle dee, da adorare e venerare; sicuramente da
rispettare e da amare, ma mai da considerare come una merce di consumo, da
pagare per delle prestazioni sessuali; e
neppure dei corpi di cui godere, per poi
scappare, in cerca di altro piacere, come sembravano suggerire le teorie di mio
fratello ma anche di tanti altri uomini di mentalità maschilista.
Continua...
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