«Questo fine settimana l’ho passato in giro per la città, presso amici e conoscenti, a chiedere informazioni su Andrea, senza ottenere alcun risultato. Ieri sera, nella speranza di trovare qualcosa che mi aiutasse a ritrovarlo, mi sono messa a frugare nella stanza che occupa nei fine settimana quando viene a stare da me.»
Il naso del commissario prese a prudere più forte. La voce smise di parlare. Il commissario sentì il respiro affannoso nella cornetta.
«Ha trovato qualcosa che possa aiutare anche noi nelle ricerche?» cercò di incoraggiarla il commissario.
«Non vorrei che quello che ho trovato si ritorca a suo danno.»
«Signorina, al punto in cui siamo, con suo fratello che è scomparso nel nulla, il posto più sicuro per lui sarebbe proprio qui, con noi della Polizia. A fianco alla legge non si sbaglia mai.»
Al commissario sembrò di sentire la voce singhiozzare. Ma fu soltanto un attimo.
«Ho trovato una busta, in un’intercapedine di un vecchio armadio che usavamo come nascondiglio segreto nei nostri giochi di bambini.»
Adesso la voce aveva assunto un tono meno guardingo, quasi dolce.
«Ce l’ha con lei questa busta adesso?» chiese il commissario, intuendo che in quella busta si trovava forse una svolta per le sue indagini.
«È a casa mia. Io sto telefonando da un bar vicino all’ufficio.»
«A che ora posso venire a casa sua per visionare insieme il contenuto della busta?» chiese il commissario.
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