Il giorno seguente era giovedì
e di buon mattino, come d’abitudine, Dario affiancava Doddore nella cura degli
animali e insisteva nella sua intenzione di imparare a
mungere le capre, ma il pastore non era disposto neppure a farlo provare. Per il resto accettava volentieri il suo
aiuto.
Quella mattina stava per
l’ennesima volta chiedendogli il permesso sempre negato quando il pastore gli
impose di tacere.
«Shhh! Hai sentito?»
«Che cosa?»
«Ascolta!»
Il giovane si fermò con lo sgabellino in mano. Si udì il richiamo di un
uccello che a lui parve un suono conosciuto.
Subito dopo si udirono i cani abbaiare.
«Questo è Marino» disse Salvatore
alzandosi dallo sgabellino e mollando le prosperose mammelle della capra che
stava mungendo. L’animale mosse il testone cornuto, che sembrava enorme, forse anche
a causa della tosatura di giugno, che rendeva più slanciato il corpo
dell’animale.
Quando l’uomo fu sul
ciglio della scarpata che guardava a valle, rispose al richiamo. Marino apparve
alla loro vista, lasciando l’albero che lo nascondeva ai loro occhi. Si
inerpicò lentamente per il sentiero sassoso che portava su all’ovile. La sua
salita era resa più difficile da un pesante zaino che gli pendeva sulle spalle
e due grandi buste che portava con sé, una per mano.
«Olà, Marì! Dai che ce
l’hai quasi fatta!» lo incoraggiò Doddore. Marino gli tese le due sacche che
lui passò a Dario e allungò una mano per aiutarlo nell’ultimo tratto di salita.
«Salute a voi!», disse
approdando al loro livello e liberandosi del pesante zaino. «Vittorio?»
Come evocato dalla
domanda, l’uomo si affacciò sulla soglia e lo salutò con la mano.
«Ciao. Muoviti che c’è un
bel caffè che ti aspetta!»
«Bene» disse Marino. «E io ti ho portato i giornali» gli
rispose sorridendo.
Nonostante all’ovile ci
fosse una piccola radio a transistor e un televisore portatile in bianco e
nero, che ricevevano un segnale alquanto debole e pochi canali, quei giornali
erano l’unica vera finestra sul mondo e, soprattutto, sulle novità che
riguardavano il sequestro di Fabrizio De André e Dori Ghezzi.
I quotidiani che l’uomo
aveva portato con sé quella mattina, furono un tuffo al cuore per Dario. Quelli
di martedì 28 agosto, ma soprattutto quelli del mercoledì erano pieni di notizie del rapimento di Fabrizio De André e
Dori Ghezzi, avvenuto nella notte del lunedì nella residenza dell’Agnata. La
coppia era sola al momento del sequestro. Dario lesse con un misto di esaltazione e di
preoccupazione i titoli dei giornali ricevuti. “Banditi-padroni in Sardegna:
rapiti Fabrizio De André e Dori Ghezzi” riportava a tutta pagina uno di quelli sardi.
“Il cantautore De André rapito con la sua compagna in Sardegna” titolava,
invece, in maniera più contenuta il più importante quotidiano nazionale.