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Capitolo
Secondo
Come
ogni mattina, anche quel lunedì, il commissario Santiago De Candia, lungo il
percorso che da casa sua, in via Monteverdi, lo conduceva alla Questura, fece
una breve sosta all’edicola di Largo Gennari.
Checco
gli allungò subito i due soliti quotidiani, piegati in quattro: La Stampa e
L’Opinione.
Checco,
come tanti cagliaritani, chiamava il quotidiano cittadino “l’Opignone”; il
commissario, nonostante fosse nato in
Sardegna, non aveva ancora capito se si
trattasse di un difetto di pronuncia
oppure di un vezzo.
La
seconda sosta, più lunga, era quella al Bar di Tonio, il Caffè Intilimani, come
recitava l’insegna, unendo in una sola locuzione il nome composto di un famoso
gruppo musicale cileno degli anni ’70 da cui, verosimilmente , il fondatore del
locale aveva preso ispirazione.
Seduto
al suo solito tavolino, in fondo al locale, mentre provava a sorseggiare il suo cappuccino bollente e senza schiuma,
aveva aperto l’Opinione. A prescindere dal nome, il quotidiano regionale si
faceva apprezzare soltanto per la sua cronaca (per le opinioni, quelle vere,
lui preferiva la Stampa di Torino, sulla quale si era orientato dopo tanti anni
passati a formarsi sulla Repubblica).
A
tutta pagina vi era la notizia dell’omicidio del Quadrivio. Santiago De Candia
si immerse nella lettura del lungo articolo, dimenticando per un po’ il suo
cappuccino.
La
vittima era una violinista rumena, appena in pensione, che aveva suonato
nell’orchestra del Teatro dell’Opera di Cagliari.
Era
giunta in Italia nella seconda metà degli anni settanta e come altri musicisti rumeni di notevole
spessore artistico, era stata inserita nella sezione degli archi
dell’importante filarmonica cittadina.
Era
conosciuta e stimata in città anche
come insegnante privata di violino.
Le
efficienti unità del Nucleo Radio Mobile di Cagliari, coordinate dal
procuratore aggiunto dott. Bartolomeo Gessa, avevano chiuso le indagini a tempo
di record, risolvendo brillantemente il caso, assicurando alla giustizia
l’assassino.
Si
trattava di una vecchia conoscenza della procura, condannato per rapina a mano
armata alla fine degli anni ottanta. La
rapida soluzione del caso, oltre che alle grandi abilità investigative del
procuratore aggiunto, era merito della prodigiosa memoria fotografica del maresciallo Camboni del Nucleo Radio Mobile che, intervenuto sul
luogo del delitto, aveva riconosciuto,
mentre fingeva di passeggiare in spiaggia col suo cane, una sua vecchia
conoscenza,un pregiudicato da lui
assicurato alla giustizia molti anni prima,
quando era stato condannato per
rapina proprio grazie alla testimonianza della vittima. Il neo omicida era stato smascherato proprio
dalla povera violinista, in occasione della rapina che aveva commesso ai danni del botteghino del
Teatro dell’Opera. Ed ora, dopo essere stato scarcerato per buona condotta,
dopo un periodo di riabilitazione, aveva
potuto consumare finalmente la sua vendetta.
Tra
le righe, anche se non c’era scritto, il commissario lesse la critica
dell’articolista alla giustizia riabilitativa, troppo tenera con certi delinquenti, irrimediabilmente votati a
delinquere. E ancora una volta, a
pagare, era stata una vittima inerme e incolpevole.
Intanto
il suo cappuccino era diventato troppo tiepido per i suoi gusti, quasi freddo.
La
bevanda gli lasciò in bocca un sapore sgradevole, e una sensazione di disagio
che il commissario provava ogni qualvolta si imbatteva in una storia poco
convincente.
Più
che il cappuccino freddo era il suo istinto di sbirro che gli procurava questo
effetto sgradevole.
Con
quella sensazione di disagio, dopo aver pagato e salutato il barista, il
commissario concluse il tragitto verso l’ edificio che ospitava gli uffici della Questura, il cui ingresso, nello spiazzo in cui
sfociava quel primo tratto della via
Tuveri, si apriva quasi a guardia del retro del Palazzo di Giustizia, dove ogni
giorno si consumavano gli strenui tentativi di rimediare, con strumenti spesso inadeguati, ma con una
certa buona volontà e qualche rara perla di saggezza giuridica, alle
ingiustizie dell’umanità, cercando di
portare qualche sollievo e un po’ di ristoro anche in quell’angolo di mondo
dilaniato da faide fratricide e da vendette oscure.
continua...
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