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lunedì 22 ottobre 2018

Memorie di scuola - Parte Seconda


Alla Scuola di Fanteria di Cesano di Roma la sveglia, per gli allievi sottufficiali di complemento,  suonava alle 6,30.
Quel suono era devastante, ti coglieva in pieno sonno, quello che hai solo a vent'anni, quello che non torna più. Sapevi di doverti alzare, altrimenti sarebbero fioccate le punizioni.
Il caporale di giornata, infatti, dopo dieci minuti, stava già girando per le brande, a controllare che i cubi fossero perfettamente composti. E sarebbero rimasti tali sino all'ora della ritirata.
Il cubo era  un'opera di composizione della branda militale che consisteva nel piegare in due il materasso, con la parte inferiore combaciante  perfettamente con la parte superiore; le lenzuola e il cuscino dovevano sparire all'interno del materasso e la coperta avrebbe completato l'opera, abbracciando il materasso nel senso della sua larghezza sino a formare, per l'appunto, una figura solida che, se anche non si poteva dire un cubo geometricamente perfetto,  doveva,  non di meno, avere una dimensione solidamente compatta, senza sbavature o imperfezioni che avrebbero comportato, anch'esse, una punizione.
Subito dopo il cubo, occorreva vestirsi,  lavarsi e sbarbarsi in tutta fretta, perché alle 7,00 c'era la colazione e conveniva affrettarsi se, dopo la colazione, si volevano espletare in un tempo ragionevole, le funzioni fisiologiche fondamentali, oltre all'immancabile igiene dei denti.
L'alzabandiera infatti era fissata per le otto.  Alle otto precise occorreva presentarsi nel piazzale, vestito a puntino e sbarbato a dovere, con le scarpe lucide e la divisa in ordine.
La cerimonia dell'alzabandiera era una cosa seria. L'ordine era di stare allineati e coperti, con il divieto assoluto di qualsiasi movimento. Lo dico con cognizione di causa perché l'unica volta che mi capitò di essere punito con tre giorni di consegna fu a causa di un movimento quasi impercettibile della testa. Avevo una maledetta vespa che mi ronzava davanti agli occhi e feci un movimento brusco col capo per tentare di scacciarla. La cosa non sfuggì al severo capitano Milone, il comandante della mia Compagnia,  che mi punì con tre giorni di consegna (ma se avessi fatto la cavolata di muovere una delle mani che afferravano il fucile, nel gesto del presentatarm, che era il  saluto alla Bandiera, fosse anche stato soltanto per scacciare la vespa, sarei stato punito con la cella di rigore).
Il primo mese era  dedicato all'addestramento fisico.
Dopo l'alzabandiera, cui partecipava tutto il battaglione (ovvero le cinque compagnie della scuola) venivamo divisi in plotoni. Io venni assegnato al 4° Plotone, come mortaista. A fine corso sarei diventato comandante della squadra mortaisti da 81 (arma, sempre a gittata obliqua, ma più piccola emaneggevole dei mortai da 120).
Occorreva imparare a marciare (sempre allineati e coperti), segnando il passo all'ordine impartito. Inoltre occorreva apprendere i movimenti del plotone per tutto lo sterminato piazzale: fare dietro-front, attenti a sinistra, attenti a destra e così via.
Poi c'era il lavoro sul singolo. Lì ti obbligavano a  tirar fuori  tutta la tua grinta, altrimenti non ti mollavano. Quando veniva chiamato il tuo nome, dovevi uscire di corsa dai ranghi e presentarti sugli attenti davanti al sergente che comandava l'esercitazione e urlare, con quanto fiato potevi, il tuo nome e cognome, la tua qualifica e il tuo corpo di appartenenza (a iniziare dal Battaglione per finire alla Squadra) e concludere con un "comandi"!
Per quanto tu potessi gridare il sergente, chiunque egli fosse tra i quindici istruttori che ruotavano nei diversi giorni, diceva immancabilmente, portandosi una mano a campano nell'orecchio "non ho sentito!". E così dovevi ripetere la pappardella sempre più forte, finché uno dei due, tu o il sergente, non si stancava.

6.      Continua…
La parte prima del libro, che va dal 1960 al 1973 si può acquistare in tutti gli store oppure direttamente al link dell'editore: https://www.youcanprint.it/biografia-e-autobiografia-generale/memorie-di-scuola-9788827845486.html


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