martedì 21 marzo 2023

Circo in avventura - 2

 

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2 CAPITOLO secondo

Il mio nome è Moses e ho tredici anni. La mia casa è il Circo. La mia famiglia è composta da Atticus Maimone, il direttore del Circo Periplus, da Costantina, che tutti chiamano Tina, sartina, cavallerizza e vera direttrice del Circo Periplus e dalle loro figlie Cernua e Loona, di undici e nove anni, che lavorano e studiano nel Circo.

Il nostro non è un grande circo. Un tempo lo era, come, seppure vagamente, mi ricordo anch’io. Un circo con tanti animali, elefanti, tigri, orsi, scimmie, giraffe e leopardi.

Adesso sono rimasti solo i cavalli bianchi di Tina e i muli che trainano i carri coi quali ci spostiamo, in giro per l’Europa e per l’Asia.

Quando qualche rara volta andiamo tutti e cinque al ristorante, oppure in chiesa (ma in tal caso Atticus aspetta di fuori), ci scambiano per tre fratelli e per una vera famiglia, ma a dire il vero io non sono sicuro che Atticus e Tina siano i miei genitori; e di conseguenza non sono nemmeno sicuro che Cernua e Loona siano le mie sorelle.

Infatti, mentre le due sorelle li chiamano mamma e papà, con diversi toni e sfumature e persino in diverse lingue, io li chiamo semplicemente Atticus e Tina.

Non di meno ho sempre vissuto con loro e non mi ricordo altri che loro nella mia vita. Non saprei dire nient’altro sulle mie origini, anche se ricordo che quando frequentavo il Collegio mi chiamavano Maximilian; ma io ho sempre pensato che quello sia una sorta di secondo nome e che il mio cognome sia Maimone, come quello di Loona e di Cernua.

Tina è una donna molto bella e simpatica. Ha gli occhi chiari e i capelli scuri e una figura atletica e scattante. È un misto di razze, anche se pare certo che sua madre fosse di origine spagnola e suo padre di origine slava. A vederla sembra molto più giovane di Atticus ma io so che hanno una differenza di età minima. 

Mi vuole bene come una mamma: mi segue in tutto e per tutto, per il cibo, i vestiti e la scuola; da bambino ricordo che mi faceva perfino il bagno, anche se adesso ho dovuto imparare a lavarmi da solo.

Poi mi difende in ogni occasione e contro chiunque. Mi ricordo una volta, l’unica occasione in cui l’ho vista assestare una cinquina a una delle figlie, che Cernua, con la quale avevamo litigato per le solite cose per cui litigano un maschio e una femmina che cercano di prevalere l’uno sull’altra (e con lei è ancora più facile litigare, perché ha davvero un brutto carattere e Loona spesso la chiama “bruja” che vuol dire strega), ha inteso insultarmi chiamandomi “pergamena” e mi ha detto che dovevo stare zitto perché mi avevano trovato abbandonato nella  riva di  un fiume, dentro  un cestino e con un cofanetto che conteneva dodici pergamene.

Nell’assegnarle uno schiaffo quanto mai forte e sonoro Tina le ha intimato di non dire mai più simili “tonterias”, che nella lingua spagnola che parlano tra di loro, vuole dire “scemenze”.

E dal giorno Cernua non ha più accennato a quel mio soprannome. Anche se Atticus consulta spesso, per gli itinerari del circo, delle pergamene, estraendole da un cofanetto, e affermando con sicurezza che grazie a quelle pergamene vivremo tutti per sempre, ricchi e felici. Costantina infine è una cavallerizza degna della migliore tradizione kazaka, alla quale suo marito Atticus, sembra volersi ispirare in tante occasioni.

Atticus è invece un uomo corpulento e barbuto, sempre vestito con certi costumi eccentrici e colorati, alquanto estroverso nel carattere, il cui nome completo è Atticus Maimone. Non di meno, un’aura di mistero lo avvolge; e forse sono soltanto leggende, quelle che circolano sul suo conto.

C’è infatti chi dice che sia un ex domatore di orsi da circo, divenuto ricco dopo avere sposato la figlia del padrone del circo dove era nato e cresciuto; c’è chi dice che sia un giudeo, ricco di famiglia, che ha saputo gestire e investire in diverse attività circensi, tutte alquanto redditizie. E c’è anche chi dice che sia un discendente di una nobile  famiglia egiziana, addirittura di regale ascendenza, convertitasi al giudaismo da innumerevoli generazioni e successivamente caduta in povertà.

In effetti lui stesso a volte parla di un certo Tolomeo, sovrano dell’Antico Egitto, nonché  raffinato astronomo e matematico che nei lunghi discorsi del dopocena con Calcantor, ai quali soltanto io assisto con interesse, contrappone a un filosofo greco di nome Aristotele.

E confesso di non aver mai capito se Atticus si identifichi con questo Tolomeo, assegnando a Calcantor il ruolo di Aristotele.

Ho capito soltanto che tra i due studiosi del passato, quello greco e quello egiziano, c’è un modo molto diverso di vedere il mondo e il cielo sopra di noi; ed è l’unica materia in cui Calcantòr entra in contrasto con Atticus che sarà pure suo amico, ma è anche il padrone del Circo per cui lui lavora.

Anche se molti di questi racconti  su Atticus devono essere delle invenzioni, frutto della fantasia popolare, non di meno, bisogna ammettere che si tratta di un personaggio eccentrico e ricco di un indubbio carisma;

il suo originale abbigliamento e i suoi roboanti slogan completano  quell’alone di fascino e mistero che, al di là di ogni chiacchiera e di ogni leggenda, attorniano la figura di Atticus Maimone.

Le sue grandi fissazioni sono la storia dell’Antico Egitto, la numerologia e le vicende di Roma antica, la cui grandezza declamava intramontabile e inimitabile nei secoli e nei millenni.

Cèrnua e Loona, come già detto, sono le figlie di Atticus e Costantina; ma questi sono soltanto i loro nomi d’arte; in realtà si chiamano Maria Sol e Marilù; la prima è più grande di due anni e ha sempre un’aria scontrosa e immusonita;

il suo fisico sembra sgraziato, ma forse è colpa dell’età; o magari della sua attività di contorsionista a cui è stata avviata dalla nonna materna sin da piccola; ha gli stessi occhi  acquamarina di Tina ma  i suoi capelli sono biondi; è una contorsionista di prim’ordine: la sua specialità è camminare sulle mani, muovendosi avanti e indietro e compiendo con i piedi le operazioni più disparate, come versare il vino o l’acqua da un vaso a dei calici ( con assoluta precisione nella mescita e nella misura),  tirare con l’arco e danzare circondata da spade; è molto buffa vederla camminare sulle mani e, all’inizio, fa una certa impressione; 

la sorella Loona ha ancora un fisico acerbo, magro e sottile, ma forse ne ha preso dalla linea spagnola di sua madre (o magari dal padre), con quei suoi capelli corvini e gli occhioni neri;  si esibisce come acrobata e funambola, ed è capace di muoversi sulla fune come se stesse volando.

Con la madre parlano la lingua spagnola. A me piace sentirle parlare in quella lingua che io capisco benissimo; qualche volta anche io la parlo, specialmente quando bisticcio con Cernua; ma si tratta di epiteti che lei mi rivolge e che io trasformo al femminile contro di lei.

Con Atticus parlano in inglese perché in realtà sono nate in Inghilterra, a Londra. Per questo le due sorelle se la tirano un poco e Marisol si dà delle arie da principessa (e io, quando mi fa arrabbiare, la chiamo “la principessa sul pisello”).

Qualche volta Atticus rivolge alle figlie delle frasi in un dialetto che si chiama Yddish, ma a loro  non piace molto parlarlo e gli rispondono in inglese.

 

 

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