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2 CAPITOLO
secondo
Il mio nome è Moses e ho tredici anni. La mia casa è il
Circo. La mia famiglia è composta da Atticus Maimone, il direttore del Circo
Periplus, da Costantina, che tutti chiamano Tina, sartina, cavallerizza e vera
direttrice del Circo Periplus e dalle loro figlie Cernua e Loona, di undici e
nove anni, che lavorano e studiano nel Circo.
Il nostro non è un grande circo. Un tempo lo era, come,
seppure vagamente, mi ricordo anch’io. Un circo con tanti animali, elefanti,
tigri, orsi, scimmie, giraffe e leopardi.
Adesso sono rimasti solo i cavalli bianchi di Tina e i
muli che trainano i carri coi quali ci spostiamo, in giro per l’Europa e per
l’Asia.
Quando qualche
rara volta andiamo tutti e cinque al ristorante, oppure in chiesa (ma in tal
caso Atticus aspetta di fuori), ci scambiano per tre fratelli e per una vera
famiglia, ma a dire il vero io non sono sicuro che Atticus e Tina siano i miei
genitori; e di conseguenza non sono nemmeno sicuro che Cernua e Loona siano le
mie sorelle.
Infatti, mentre
le due sorelle li chiamano mamma e papà, con diversi toni e sfumature e persino
in diverse lingue, io li chiamo semplicemente Atticus e Tina.
Non di meno ho
sempre vissuto con loro e non mi ricordo altri che loro nella mia vita. Non
saprei dire nient’altro sulle mie origini, anche se ricordo che quando
frequentavo il Collegio mi chiamavano Maximilian; ma io ho sempre pensato che quello sia una sorta di
secondo nome e che il mio cognome sia Maimone, come quello di Loona e di
Cernua.
Tina è una donna
molto bella e simpatica. Ha gli occhi chiari e i capelli scuri e una figura
atletica e scattante. È un misto di razze, anche se pare certo che sua madre
fosse di origine spagnola e suo padre di origine slava. A vederla sembra molto
più giovane di Atticus ma io so che hanno una differenza di età minima.
Mi vuole bene
come una mamma: mi segue in tutto e per tutto, per il cibo, i vestiti e la
scuola; da bambino ricordo che mi faceva perfino il bagno, anche se adesso ho
dovuto imparare a lavarmi da solo.
Poi mi difende
in ogni occasione e contro chiunque. Mi ricordo una volta, l’unica occasione in
cui l’ho vista assestare una cinquina a una delle figlie, che Cernua, con la
quale avevamo litigato per le solite cose per cui litigano un maschio e una
femmina che cercano di prevalere l’uno sull’altra (e con lei è ancora più
facile litigare, perché ha davvero un brutto carattere e Loona spesso la chiama
“bruja” che vuol dire strega), ha inteso insultarmi chiamandomi “pergamena” e mi ha detto che dovevo stare
zitto perché mi avevano trovato abbandonato nella riva di
un fiume, dentro un cestino e con
un cofanetto che conteneva dodici pergamene.
Nell’assegnarle
uno schiaffo quanto mai forte e sonoro Tina le ha intimato di non dire mai più
simili “tonterias”, che nella lingua spagnola che parlano tra di loro, vuole
dire “scemenze”.
E dal giorno
Cernua non ha più accennato a quel mio soprannome. Anche se Atticus consulta
spesso, per gli itinerari del circo, delle pergamene, estraendole da un
cofanetto, e affermando con sicurezza che grazie a quelle pergamene vivremo
tutti per sempre, ricchi e felici. Costantina infine è una cavallerizza degna
della migliore tradizione kazaka, alla quale suo marito Atticus, sembra volersi
ispirare in tante occasioni.
Atticus è invece un uomo corpulento e barbuto, sempre
vestito con certi costumi eccentrici e colorati, alquanto estroverso nel
carattere, il cui nome completo è Atticus Maimone. Non di meno, un’aura di mistero
lo avvolge; e forse sono soltanto leggende, quelle che circolano sul suo conto.
C’è infatti chi dice che sia un ex domatore di orsi da
circo, divenuto ricco dopo avere sposato la figlia del padrone del circo dove
era nato e cresciuto; c’è chi dice che sia un giudeo, ricco di famiglia, che ha
saputo gestire e investire in diverse attività circensi, tutte alquanto
redditizie. E c’è anche chi dice che sia un discendente di una nobile famiglia egiziana, addirittura di regale
ascendenza, convertitasi al giudaismo da innumerevoli generazioni e
successivamente caduta in povertà.
In effetti lui stesso a volte parla di un certo Tolomeo,
sovrano dell’Antico Egitto, nonché
raffinato astronomo e matematico che nei lunghi discorsi del dopocena
con Calcantor, ai quali soltanto io assisto con interesse, contrappone a un
filosofo greco di nome Aristotele.
E confesso di non aver mai capito se Atticus si
identifichi con questo Tolomeo, assegnando a Calcantor il ruolo di Aristotele.
Ho capito soltanto che tra i due studiosi del passato,
quello greco e quello egiziano, c’è un modo molto diverso di vedere il mondo e
il cielo sopra di noi; ed è l’unica materia in cui Calcantòr entra in contrasto
con Atticus che sarà pure suo amico, ma è anche il padrone del Circo per cui lui
lavora.
Anche se molti di questi racconti su Atticus devono essere delle invenzioni,
frutto della fantasia popolare, non di meno, bisogna ammettere che si tratta di
un personaggio eccentrico e ricco di un indubbio carisma;
il suo originale abbigliamento e i suoi roboanti slogan
completano quell’alone di fascino e
mistero che, al di là di ogni chiacchiera e di ogni leggenda, attorniano la
figura di Atticus Maimone.
Le sue grandi fissazioni sono la storia dell’Antico
Egitto, la numerologia e le vicende di Roma antica, la cui grandezza declamava
intramontabile e inimitabile nei secoli e nei millenni.
Cèrnua e Loona, come già detto, sono le figlie di Atticus
e Costantina; ma questi sono soltanto i loro nomi d’arte; in realtà si chiamano
Maria Sol e Marilù; la prima è più grande di due anni e ha sempre un’aria
scontrosa e immusonita;
il suo fisico sembra sgraziato, ma forse è colpa
dell’età; o magari della sua attività di contorsionista a cui è stata avviata
dalla nonna materna sin da piccola; ha gli stessi occhi acquamarina di Tina ma i suoi capelli sono biondi; è una
contorsionista di prim’ordine: la sua specialità è camminare sulle mani,
muovendosi avanti e indietro e compiendo con i piedi le operazioni più
disparate, come versare il vino o l’acqua da un vaso a dei calici ( con
assoluta precisione nella mescita e nella misura), tirare con l’arco e danzare circondata da
spade; è molto buffa vederla camminare sulle mani e, all’inizio, fa una certa
impressione;
la sorella Loona ha ancora un fisico acerbo, magro e
sottile, ma forse ne ha preso dalla linea spagnola di sua madre (o magari dal
padre), con quei suoi capelli corvini e gli occhioni neri; si esibisce come acrobata e funambola, ed è
capace di muoversi sulla fune come se stesse volando.
Con la madre parlano la lingua spagnola. A me piace
sentirle parlare in quella lingua che io capisco benissimo; qualche volta anche
io la parlo, specialmente quando bisticcio con Cernua; ma si tratta di epiteti
che lei mi rivolge e che io trasformo al femminile contro di lei.
Con Atticus parlano in inglese perché in realtà sono nate
in Inghilterra, a Londra. Per questo le due sorelle se la tirano un poco e
Marisol si dà delle arie da principessa (e io, quando mi fa arrabbiare, la
chiamo “la principessa sul pisello”).
Qualche volta Atticus rivolge alle figlie delle frasi in
un dialetto che si chiama Yddish, ma a loro
non piace molto parlarlo e gli rispondono in inglese.
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