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Tutto cominciò con una telefonata.
-«Pronto, commissario De Candia?» disse una voce femminile dall’accento familiare.
- «Sì, sono io. Chi parla?» rispose.
La chiamata gli era stata smistata dal centralino e quindi l’interlocutrice
al telefono doveva sapere bene che si trattasse proprio di lui.
- «Ma il dottor Santiago De Candia, della sezione omicidi
della Questura di Cagliari?»
Lui non amava parlare al telefono e, meno che mai, perdere tempo e cominciava a spazientirsi.
- «In persona. Mi vuole dire adesso chi è lei?»
- «Forse si ricorda di me, commissario. Sono Sara Rivelli, la conterranea di suo nonno. Ci siamo conosciuti alla festa della Polizia, al Teatro Civico» disse ancora la voce al telefono.
Ecco perché gli era sembrata familiare quella voce. In realtà era l’accento pugliese del paese di origine di suo nonno paterno, a suonargli conosciuto! L’uomo incominciò a rilassarsi un po’.
- «Ma lei è la sovrintendente del Teatro Lirico, giusto?»stesso accento di suo nonno! Era come se, per un attimo, gli avesse dato l’illusione di averlo risuscitato!
- «Strana in che senso?» chiese, cercando di imprimere alla sua voce un tono di finta curiosità.
- «Ha presente i sotterranei del teatro? Quell’intricato dedalo di corridoi e di ambienti che in parte fungono da backstage, con i camerini per gli artisti, i laboratori utilizzati dalle maestranze del teatro e un numero sterminato di depositi per gli strumenti musicali e per il materiale di scena delle passate produzioni artistiche?»
Il commissario ne serbava un vago ricordo, forse la voce che aveva la cadenza simile a quella di suo nonno si riferiva alla parte sotterranea dell’edificio, che la stessa sovrintendente gli aveva fatto visitare, proprio nel giorno della festa della polizia, in un giro troppo veloce e improvvisato perché gli potesse essere rimasta impressa qualcosa di più di una vaga rimembranza.
- «Ricordo alquanto vagamente…» Non completò la frase perché altrimenti avrebbe dovuto dire qualcosa di sgradevole sulla dubbia attinenza di questi sotterranei con le sue incombenze. Con un sospirò guardò i sei fascicoli contenenti altrettanti casi di omicidio sui
quali il suo team stava attualmente indagando. Ed era già giovedì, il giorno deputato al loro ripasso e alla preparazione della riunione settimanale del venerdì.
«Ebbene, sto facendo fare dei lavori di trasformazione da una ditta esterna di muratori, per disimpegnare una zona dei depositi, ancora occupata da
macerie e da materiale di risulta.
...continua...
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