domenica 10 giugno 2018

Aldo Moro il Professore - 7


A un certo punto il libro di Giorgio Balzoni, nei capitoli finali, sembra quasi voler abbandonare il filo conduttore della carriera universitaria e dell'attività accademica di aldo Moro.
Non credo sia una cosa voluta: è la forza della grande personalità politica dell'ultimo, grande statista italiano del dopoguerra dopo De Gasperi a prendere il sopravvento su tutto il resto.
Scopriamo così le grandi intuizioni di Moro ministro degli esteri, inviso agli americani (e, soprattutto, come abbiamo già visto al segretario di stato henry Kissinger) in quanto fautore di una politica mediterranea dell'Italia, non contro l'Europa o gli USA, ma in maniera autonoma, sicuramente, rispetto alle pretese egemoni dell'ingombrante alleato oltreoceanico.
Qui sorge spontanea una riflessione: spesso siamo condizionati da visioni schematiche e parziali, anche a livello geo-politico; limitati da questa visione parziale siamo portati, noi comuni mortali, a vedere l'Italia come territorio a sud dell'Europa. Niente di male, anzi, è sicuramente corretto.
Ma l'occhio dello statista di Aldo Moro aveva intravvisto un'altra realtà geo-politica corretta e possibile: l'Italia come Nord dell'Africa, cioè come parte integrante, e come leader, giocoforza, di quel grande continente così ricco di risorse umane e di materie prime da costituire una controparte utile e indispensabile per un Paese di grandi aspirazioni.
Ma queste nostre aspirazione agli USA non piacevano: preferivano un'Italia sottomessa, succube della visione imperialistica americana, come erano Fanfani, leone, Cossiga e anche Andreotti, a ben vedere.
Aldo Moro ha pagato con la sua vita anche per questa sua visione intelligente e lungimirante.
E che dire dell'area medio-orientale? La ritrosia e la pochezza dei politici italiani succeduti a Moro nella poltrona più importante della Farnesina, ha lasciato spazio ai Russi e agli Americani, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti: la Libia smembrata e incontrollabile; l'Iraq una polveriera; la Siria non ne parliamo. E mi fermo qui, ma l'elenco potrebbe continuare.
Chi sa immaginare cosa sarebbe oggi il mondo se l'Italia fosse stata capace di mettersi alla testa dell'Africa e di giocare un ruolo strategico in medio-oriente?
Invece siamo diventati un indecente campo-profughi gestito dalla mafia rosso-nera e continuiamo ad essere un piedistalli e una base di lancio per gli aerei ed i missili americani. Servi in casa nostra.
E l'eredità che ci hanno lasciato gli assassini di Moro è un debito pubblico enorme, pronto a divorarci in un mercato finanziario vorace e spietato (il grande Molok del dio quattrino!), un presidente americano protezionista che finirà un seggio senartoriale al suo cavallo e due aree geo-politiche a noi prossime in preda alle convulsioni.
E noi inermi spettatori. Sarà il caso di gridare sveglia Italia?
Oppure non abbiamo pagato ancora per intero il prezzo del sangue versato di Aldo Moro?

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