martedì 30 ottobre 2018

Memorie di scuola - Parte seconda -7


La prima fase del corso, dopo un mese e mezzo circa, si chiuse con il giuramento. Ci fu una grande parata. Gli ufficiali indossarono la fascia azzurra e la sciabola cerimoniale. Noi allievi indossavamo la divisa grigioverde e gli anfibi d'ordinanza ai piedi. Capeggiati dai nostri comandanti di Plotone in alta uniforme, fummo presentati prima ai comandanti di Compagnia e, da questi, poi, ai comandanti di Battaglione. La coreografia venne studiata a lungo nelle settimane precedenti. Al momento del giuramento, quando tutti gli allievi, rispondendo in coro al sollecito del colonnello,  che ci invitava a voce alta a giurare di essere fedeli alla nostra bandiera, gridammo " Lo giuro!", un fremito attraversò i nostri cuori, e il piazzale risuonò sotto le suole dei nostri anfibi (anche se alcuni dei commilitoni confessarono di aver gridato "L'ho duro!").
A quel tempo le mie convinzioni in fatto di esercito e di forze armate, oscillavano tra un recondito orgoglio per il glorioso passato dei nostri antenati (dai legionari della possente fanteria imperiale romana all'ardita compagine della Brigata Sassari) e un più convinto ma ingenuo pacifismo di stampo gandiano, rafforzato dai testi illuminati di un cantautore anarchico chiamato Faber (la mia mente torna in particolare agli impareggiabili versi della sua "Guerra di Piero" o alle poesie del premio Nobel Robert Zimmerman, più noto col nome d'arte di Bob Dylan (chi non ricorda il testo di quella grande sua poesia che chiede, tra le altre cose "Quante palle di cannone dovranno ancora sibilare, prima che l'uomo impari a vivere in pace?).
A ripensarci oggi mi pare invece che, molto più opportunisticamente, io fossi contento di non essere un fuciliere assaltatore dell'infelice primo plotone della Compagnia, destinato alla prima linea di fuoco, ma un mortaista da 81mm, destinato alle retrovie, in funzione della traiettoria obliqua che i mortai avrebbero sparato, superando le prime linee sino a colpire, auspicabilmente, il fronte avverso.
Anche se la raggiunta maturità mi ha fatto capire con disincantata lucidità che la guerra è una cosa terribile: uccidere per non essere ucciso.

continua...
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