lunedì 14 ottobre 2024

Don Andrea Gallo

 


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Capitolo Secondo

 

 

Dario aveva ripensato spesso a quell’incontro con il suo amico Fabrizio. Il successo non sembrava averlo cambiato tanto. Gli era sembrato naturale, spontaneo, come quando erano ragazzi e giocavano per strada, facendo perfino a botte se capitava, sempre alla ricerca di nuove emozioni, anche nei caruggi popolati di persone strane e originali. Per lui magari erano pane quotidiano, ma Fabrizio ne sembrava affascinato. Si chiedeva che cosa avesse voluto dire con la sua voglia di liberarsi di Dio.

Al porto, dove aveva iniziato a lavorare, dando una mano a scaricare le navi mercantili, aveva sentito parlare di don Andrea Gallo, un prete diverso, vero, con le mani sporche e la puzza di sigaro. Uno che frequentava le prostitute, i trans, i barboni, gli ubriaconi, i carcerati, senza giudicare nessuno. Organizzava dei corsi di meditazione trascendentale e decise di andare a trovarlo, nella sua chiesa di san Benedetto. La meditazione lo incuriosiva anche se gli seccava entrare in chiesa. Lui non era cresciuto nella bambagia come Fabrizio. Dov’era nato lui, i preti erano tutti dei bolicci, e Dio lo si nominava soltanto per bestemmiare. Altro che Buona Novella.

«Sono aperti a tutti i corsi di Meditazione trascendentale?»

Don Andrea Gallo sollevò lo sguardo dalle sue carte per guardare in faccia il suo interlocutore. Non lo aveva sentito arrivare. La sua voce gli era sembrata conosciuta ma la faccia gli era invece del tutto nuova.

«Scusi, ma ho trovato aperto e sono entrato senza chiedere permesso. Mi chiamo Dario» gli disse il giovane con addosso quello sguardo intenso e indagatore del prete.

«Non ti preoccupare, Dario, qui nessuno è abituato a chiedere permesso. Siediti.» Il prete adesso aveva sorriso, mostrando dei denti ingialliti dal fumo.

«Sono venuto a chiedere per quei corsi di Meditazione.»

«Li teniamo qui in chiesa, il mercoledì, alle venti»

«Quanto costa l’iscrizione?»

«Non si paga niente»

«Ah, ma io volevo dirle che non frequento la chiesa. Insomma, non sono un praticante.»

«I corsi sono per tutti e non c’è nessun obbligo. Per adesso li teniamo in chiesa ma appena troviamo un locale adatto ci trasferiamo.»

«C’è dell’altro?» aggiunse dopo una breve pausa di silenzio, visto che il giovane non si era mosso dalla sedia.

«Vorrei porle una domanda, ma non so se posso…»

«Certo che puoi. Sputa il rospo» disse il prete in tono ruvido.

«Mi chiedo se sia possibile per un uomo liberarsi di Dio.»

Don Andrea   risollevò lo sguardo, chiudendo le carte che aveva davanti.

«In che senso?» chiese puntando i suoi occhi indagatori sul ragazzo.

«No, scusi, non è una frase mia in realtà. È una cosa che ho sentito da un mio amico e mi è rimasta a ronzare in testa, senza poterla capire…»

«Beh, ognuno fa quello che vuole con Dio. Se il tuo amico se ne vuole liberare, magari avrà i suoi buoni motivi.»

«Lui è una persona speciale, in effetti; da quel poco che ho capito cerca di liberarsi di Dio rielaborando il concetto, attraverso la sua arte.»

«Io invece proprio nell’arte scorgo e ritrovo Dio, è una questione di punti di vista, suppongo» disse il prete accendendosi un mezzo sigaro.

«Suppongo di sì» convenne il giovane.

«Vieni, andiamo fuori» disse il prete alzandosi.

Lo seguì. Notò il suo inchino prima di uscire ma non pensò di imitarlo, forse per paura di sembrare goffo; o forse provava una ripulsa naturale per ogni forma di piaggeria.

«Vedi Dario, molti di quelli che si autodefiniscono atei, in realtà non sono dei senza dio. Semplicemente vedono Dio in un modo diverso dal mio, ma è sempre una forma di spiritualità anche la loro.»

«Io sono ateo e comunista.»

«Certamente. Hai le tue idee. La verità è che tutti cerchiamo di riempire, a modo nostro, il vuoto che sentiamo dentro» disse il prete sbuffando il fumo del suo sigaro. Ogni tanto qualche passante lo salutava e lui rispondeva con un cenno.

«Io soffro perché nel mondo ci sono tante ingiustizie.»

«Hai ragione. È evidente che sei una persona sensibile. C’è un sacco di gente a questo mondo, che queste ingiustizie non le vede nemmeno.»

«Magari non le vuol vedere perché così gli fa comodo.»

«Magari è così.»

«Bene. Grazie della chiacchierata, don Andrea» disse tendendo la mano.

«Grazie a te, Dario. Ti aspetto mercoledì, alle venti» gli rispose ricambiando il suo saluto e avviandosi verso l’ingresso della piccola chiesa.

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Dario si interessa al Corso di Meditazione Trascendentale

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