Alcuni lettori del mio romanzo “I Thirsenoisin”, dopo aver letto i brani del romanzo che da tempo
vado pubblicando nei miei blog e nei vari siti specializzati, mi hanno chiesto
quali siano i temi che io intendo veicolare e perché; e se sia possibile
trovare un collegamento di questi temi con l’attualità.
Cercherò di rispondere per gradi.
I temi che ho inteso
veicolare con il mio romanzo sono principalmente i temi della costante resistenziale sarda, tanto
cari al grande archeologo Giovanni
Lilliu.
Forse sarà anche vero
quello che vado leggendo nei vari siti specializzati e più in generale nei
libri di storia; e cioè che la storia dei Sardi è una storia di vinti, di
quelli che hanno sempre subito e la cui storia è stata sempre scritta dagli
altri.
Ebbene, con il mio
romanzo, nel mio piccolo, e al di fuori della scienza ufficiale, io ho inteso
scrivere una pagina nuova della storia dei Sardi; una pagina scritta da noi
Sardi, con il sentimento di chi non vuole vedere le proprie radici essiccarsi
al sole della storia, nell’abbandono e nell’indifferenza di una cultura superficiale
che disconosce totalmente le nostre origini e il valore dei nostri antenati.
Un altro tema che mi
sta molto a cuore è quello della sopravvalutazione della scrittura e delle fonti scritte in generale; ovvero il problema del Grafocentrismo. Per troppo tempo noi Sardi ci siamo affidati alla
scrittura per ricostruire la nostra storia (e la nostra preistoria).
Ma se è vero come è
vero che la Storia la scrivono i vincitori, per quale motivo noi dovremmo
basarci sempre e soltanto sugli scritti redatti da coloro che in passato ci
hanno avversato (e in molti caso sottomesso) per ricostruire il nostro passato?
Perché non basarci
invece su altre prove diverse dalla scrittura?
Non bastano gli oltre
settemila nuraghi ancora esistenti
nel nostro territorio, le tremila tombe dei giganti, i duemilacinquecento pozzi sacri, le domus de janas disseminate ovunque, i menhir e tutte le vestigia e le
testimonianze della nostra passata storia per accertare e ricostruire
chi siamo stati?
Per quanto riguarda il
collegamento con l’attualità, e concludo, direi che appare fin troppo ovvio che
noi siamo i discendenti di ciò che siamo stati in passato.
Vogliamo concludere con
una frase del nostro Sardus Pater,
di Giovanni Lilliu. Disse un giorno il grande archeologo scopritore de Su
Nuraxi di Barumini, rivolgendosi ai giovani, ma idealmente a tutti i Sardi:
“ Guardatevi attorno e
ammirate i Nuraghi che svettano ancora, dopo migliaia d’anni, nel paesaggio
circostante. Ammirateli insieme ai pozzi
sacri e alle altre vestigia del patrimonio culturale sardo, dai bronzetti, ai
menhir, alle domus de janas, alle tombe dei giganti. E non dimenticate mai di
chi siete figli e le genti da cui discendiamo!”
Chi fosse interessato a leggere integralmente il mio romanzo può avvalersi del link
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