Io mi trovavo come preso in mezzo; e mi
accorgevo che dalle mie originarie posizioni di neutralità, che nella mia
immaturità e nella mia scontentezza della società e del mondo, mi avevano
spinto a non parteggiare né per i
terroristi, né per lo stato loro avversario, mi accorgevo che cominciavo a far
pendere la bilancia, forse anche per l’attrazione sempre crescente che esercitava
su di me, a favore di Simona.
Non che lei rinnegasse l’ideologia di
sinistra, che originariamente aveva condiviso con lui (anzi, forse lei ne era
stata la prima sostenitrice, come avevo intuito dai racconti elogiativi e
nostalgici su suo padre,
operaio e sindacalista e su sua madre, casalinga e cucitrice precaria);
ma il suo pensiero, al contrario di quello di Michele, si era evoluto, e
adesso, guardandosi in giro, si rendeva conto che le azioni di questi epigoni
del terrorismo, non erano altro che vuoti esercizi autoreferenziali e che i
vari gruppuscoli in cui la galassia terroristica di sinistra si era frantumata,
avessero ormai perso il contatto con la base operaia ed erano rimasti una élite
di ideologi e pensatori che applicavano, come marionette, delle teorie che
altri avevano elaborato, in un contesto storico e sociale totalmente differente
da quello che esprimeva la società italiana alla fine di quegli anni settanta
del secolo ventesimo.
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