venerdì 25 marzo 2022

Un'indagine al di là di ogni evidente apparenza-30

 


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«Ah, sì certo!» esclamò Zuddas, preso alla sprovvista, affrettandosi a consultare dei fogli che aveva già in mano prima di relazionare. «Sono stato anche a Carbonia. Dunque, risulta che gli unici parenti, oltre al nipote indagato, quello con il coltello insanguinato in mano, per intenderci, aveva due nipoti,  figli di una sorella, premorta e il papà dell’indagato, fratello minore della vittima e anche della sorella morta, che era la maggiore dei tre. I nipoti di Carbonia si chiamano: Maria Grazia e Andrea Picciau, orfani di entrambi genitori. Lei è impiegata al  Comune di Villamassargia, un piccolo paese poco distante da Carbonia. Ha vinto un regolare concorso pubblico e lavora lì da più di dieci anni. Pare che sia un’impiegata modello. Il fratello maggiore, invece, Andrea ha dei trascorsi burrascosi da tossicodipendente ma ha la fedina penale pulita, a parte qualche denuncia , a metà tra spaccio e consumo, ma ha sempre evitato il carcere, un po’ perché i suoi genitori, quando erano in vita, lo hanno fatto seguire dai migliori avvocati e non gli hanno fatto mancare i soldi in tasca. Un po’ perché ultimamente, in pratica da quando sono morti i genitori, ha accettato di seguire un progetto di recupero ed è ospite di una comunità nelle campagne che circondano il sito archeologico di  Monte Sirai. Il fine settimana chiede un permesso e va a stare a casa della sorella, non disponendo di abitazione propria, né di mezzi economici per prenderne una, neppure in affitto.

«Bene!» commentò soddisfatto il commissario, omettendo di dire al suo collaboratore che quelle cose le sapesse già. «Anche io mi sono dato da fare e ho scoperto che la cassaforte della vittima è stata ripulita e sono spariti titoli e gioielli. E siccome dai verbali non risulta che il nipote imputato avesse addosso quei titoli e gioielli, né sono stati rinvenuti a casa di suo padre nella successiva perquisizione, ne deriva, giocoforza, che qui dobbiamo continuare a battere le due piste che già stiamo battendo. L’assassinio deve essere maturato nell’ambito di un furto finito male, anche se non escluderei che questo furto possa essere stato opera di una persona conosciuta dalla vittima»

«Tertium non datur?» chiese Zuddas, sfoggiando il suo consueto repertorio di espressioni latine.

«No, no, direi di no!» si affrettò a dire De Candia, prevenendo le proteste di Farci, che non amava affatto questo sfoggio di espressioni latine che il suo collega non mancava di fare, a ogni riunione. «Non credo che l’assassino, chiunque egli sia, fosse in combutta con il nipote indagato. D’altronde, non aveva alcun interesse a fare sparire i documenti dalla cassaforte, alla luce del fatto che fra di loro pare vi fosse un testamento che lo nominava erede universale dei beni della zia defunta!»

«Caspita! Che notizia!» esclamò il sovrintendente Farci con un fischio di sorpresa.

«Ma non sarà che questo aggraverebbe invece la sua posizione di indagato?» osservò l’ispettore Zuddas, che amava sempre fare la parte dell’avvocato del diavolo. Proprio per questo era apprezzato dal commissario, che non dava mai niente per scontato e voleva sempre valutare anche ogni più remota possibilità!.

«Tu dici?» chiese rivolto al suo collaboratore.

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