Adesso la voce aveva assunto un tono meno guardingo,
quasi dolce.
«Ce l’ha con lei questa busta adesso?»
chiese il commissario, intuendo che in quella
busta si trovava forse una svolta per le sue indagini.
«E’ a casa mia. Io sto telefonando da un
bar vicino all’ufficio…»
«A che ora posso venire a casa sua per
visionare insieme il contenuto della busta?»
chiese il commissario.
«Io smonto alle quattordici. Ci metto
un’ora scarsa a rientrare. Venga quando vuole dopo le quindici»
disse la voce, come scaricandosi di un peso.
Acquisito l’indirizzo dalla viva voce della ragazza il
commissario, dopo essere rientrato a casa e aver consumato un pasto
veloce, si diresse verso Carbonia. A
Iglesias, per la consueta visita a sua madre,
ci sarebbe andato dopo l’incontro con Maria Grazia Picciau.
La giovane impiegata
accolse il commissario con molto garbo. Lo fece accomodare nel salottino
degli ospiti. Si assentò solo pochi minuti e tornò con una capace busta bianca
a sacchetto, di formato grande, quelle chiamate A3 negli uffici.
Il commissario la aprì, estraendone il contenuto e
poggiandolo sul tavolino posa riviste che aveva davanti, sotto gli occhi attenti della ragazza.
Dentro
c’era una chiave da cassaforte che il commissario già conosceva; un involucro contenente
una polvere bianca; una siringa ipodermica non utilizzata, provvista di tappo;
alcuni atti notarili di compravendita,
un passamontagna per travisamento, un paio di guanti di pelle chiara e una busta beige, che un tempo doveva essere
sigillata, con la scritta “Per Alessandro”.
«E’
tutto quello che c’era!» disse la ragazza. «Ho
paura che mio fratello abbia ripreso a farsi… sembrava si fosse disintossicato…»
aggiunse in tono triste, proprio mentre il commissario riapriva l’involucro con
la polvere per osservarla meglio.
«La
faremo analizzare dal nostro Servizio di Polizia Scientifica»
disse in tono tranquillo il commissario, richiudendo l’involucro.
«Quella
l’ho trovata già aperta!» si affrettò a dire
mentre il commissario prendeva in mano
la busta beige. «C’è dentro un testamento
olografo. Io credo che l’abbia aperta Andrea»
Il commissario estrasse un foglio uso bollo, redatto
con una grafia molto chiara, elegante e leggibile. Nominava erede universale
Alessandro Pirastu, ma c’era anche un legato a favore di Angelo Pirastu e di
Maria Grazia Picciau. Niente che riguardasse Andrea, se non il fatto che il
testamento lo escludeva completamente da ogni beneficio.
«E di suo fratello non ha avuto più
notizie?»
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