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Al mattino, mentre si recava al mercato civico di San
Benedetto, per il suo consueto shopping
alimentare del sabato mattino, era
passato davanti a un negozio di fiori e aveva vinto i suoi dubbi e le sue
ritrosie. Le aveva mandato quindici rose rosse (dodici erano pari e non andava
bene, gli aveva detto il fioraio; e tredici non andavano bene a lui; ) con un
invito per il matinèe al teatro dell’opera, dove andava in scena, il giorno
dopo, la Carmen di Bizet.
«Volevo ringraziarti anche per l’invito a
Teatro che accetto ben volentieri!»
aggiunse Luisa Levi, tornando al suo consueto tono di voce, squillante e
professionale, che al commissario piaceva comunque tanto.
«Benissimo. Allora ci vediamo domani! Passo
a prenderti alle 17,30!»
«D’accordo. Ma se la giornata lo consente,
sarebbe bello andare a piedi. Da casa mia è sufficiente attraversare il Parco
della Musica e siamo subito a Teatro!»
«Va bene. Parcheggerò nei dintorni e poi
andremo a piedi!»
«Trattandosi di un matinée non penso di
mettermi in abito da sera…»
Il commissario rifletté solo un attimo. L’avvocato
Levi non parlava mai soltanto per parlare.
«Tranquilla, non mi metterò lo smoking!
Forse un abito beige, addirittura..»
«Buono a sapersi!»
commentò Luisa Levi soddisfatta. E subito dopo aggiunse:
«Com’è andata la riunione del venerdì?»
«Bene! Domani ti dirò»
rispose il commissario che non amava intrattenersi troppo al telefono, neanche
con una persona speciale come lei.
«Anche io ho delle novità in proposito…»
disse lei a sua volta.
«Non vedo l’ora di sentirle e non vedo
l’ora di vederti!» si sbilanciò il
commissario, per farle capire, ma con il dovuto garbo, che avrebbe preferito
parlarne di persona.
Lei capì al volo e dopo qualche altro convenevole di
prammatica si salutarono.
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