De
Candia la precedette e appena in cima si voltò e le tese la mano per aiutarla a
completare l’ultimo tratto di gradini. La mansarda era scarsamente arredata con
un lettino, un comodino, una sedia, un armadio in legno e una scala a libretto,
aperta sotto uno dei due lucernari, proprio come l’aveva lasciata lui dopo il
sopralluogo precedente.
«Secondo
me i fatti sono avvenuti in questo modo! L’assassino è stato scoperto dalla
vittima mentre rovistava in cucina, tralasciamo per adesso che cosa cercasse in
cucina e perché si trovasse proprio lì. La vittima si è messa a urlare, magari
perché il ladro era a viso coperto, o magari perché si è semplicemente
spaventata. Allora il ladro ha afferrato un coltello e l’ha uccisa per farla
tacere. Poi, forse, si è spaventato. Ha pensato di fuggire dalla porta ma deve
avere sentito il rumore del nipote che stava arrivando e così ha cercato di
nascondersi qui, nel piccolo bagno per gli ospiti, di sotto. Oppure, più
verosimilmente, ha pensato di fuggire dalla stessa via da cui era penetrato in
casa. Anche questo dettaglio andrà chiarito. Mi segui nel mio ragionamento?»
chiese il commissario all’avvocato che si era seduta su un lettino che stava
proprio sotto uno dei due lucernari che davano luce e aria alla mansarda.
«Ti
seguo. Vai avanti» rispose la donna,
guardandosi in giro.
«Quando
ha sentito il trambusto che sicuramente hanno fatto i Carabinieri, arrivando
come minimo a sirene spiegate, deve essere salito qui in mansarda per
guadagnare una via di fuga. Però qualcosa lo ha fermato. Forse si è acquattato
qua fuori, in questo anfratto esterno, proprio a ridosso della finestra, vieni
a vedere!»
Santiago,
non senza difficoltà, a causa della sua robusta corporatura, si era affacciato
fuori dal lucernario. Scese però con insospettata agilità dalla scaletta in
legno per consentire all’avvocato di salire a sua volta. Luisa Levi annuì dopo
essere ridiscesa, invitando il commissario a continuare.
«Be’,
magari per non rischiare di essere visto, avrà aspettato in cima alla scaletta,
pronto a squagliarsela se soltanto avesse sentito qualcuno salire su per le
scale.»
«Ma
i Carabinieri, convinti di aver preso il vero e unico assassino non hanno
neppure pensato di salire quassù a controllare!»
lo anticipò con convinzione l’avvocato che ormai aveva capito dove volesse
andare a parare l’arguto commissario, dando a intendere che condivideva la sua
ricostruzione.
«Esattamente!»
esclamò lui, contento che la sua amica lo seguisse e fosse d’accordo con la sua
ipotesi. «Quando finalmente si sono calmate le acque
è ridisceso e ha finito l’operazione per cui probabilmente era venuto.
Svaligiare la casa della vittima.»
«Un
topo d’appartamento. Certamente un ladruncolo dotato di sangue freddo!»
commentò Luisa riflettendo.
«Ancora
non sappiamo con certezza se sia davvero entrato con l’idea di rubare o di fare
altro…»
disse in maniera sibillina il commissario.
«Al
di là di questo, la tua ricostruzione mi
sembra abbastanza plausibile» convenne Luisa. «Vieni,
rimettiamo tutto a posto e andiamocene!»
Fecero
a ritroso la strada verso il basso e, rimessa ogni cosa al proprio posto,
uscirono.
Il
sole, adesso, era sulla via del tramonto. Le rondini continuavano a garrire
festose, mentre un’altra colonia di fenicotteri, più numerosi di prima, si dirigevano
in direzione degli stagni di Molentargius. O forse ancora più in là, verso
Quartu Sant’Elena.
«Che
fai ora?»
«Vado
a casa a farmi una bella doccia!»
rispose il commissario senza pensare. «È da stamattina che sono in giro!»
«Perché non te la fai a casa mia la doccia?» disse con un sorriso malizioso Luisa Levi.Al commissario passò di colpo la stanchezza che aveva accumulato in quella giornata piena di lavoro.
«Se non disturbo…» disse così, tanto per dire, e per nascondere l’emozione e la contentezza che quell’invito insperato gli avevano suscitato.
«E chi dovresti disturbare? Ti sei dimenticato che mio figlio è in gita scolastica, a Barcellona?»
«Bene. Accetto volentieri, allora.»
Quella sera, il commissario si fece una doccia memorabile, di quelle che rimangono scolpite nei ricordi. Finirono insieme sotto la doccia, come due adolescenti, a insaponarsi a vicenda, e a spruzzarsi l’acqua negli occhi. O più semplicemente come due amanti appassionati. Lui le baciò tutto il corpo, ancora bagnato, mentre l’acqua scendeva sopra di loro, come una pioggia benedetta, calda e confortevole.Cenarono insieme e Santiago scoprì così che lei aveva già cucinato per entrambi.A notte fonda il commissario si ritrovò per strada, talmente lieto e sereno, che decise di fare a piedi la strada per rientrare a casa. Gli sarebbe piaciuto fermarsi a dormire, ma si ricordò che si era ripromesso di non essere troppo invadente e di lasciare che il loro rapporto crescesse piano, piano. Poco per volta, alla giornata, come voleva lei. E come forse voleva anche lui.Quando arrivò a casa era davvero stanco. Quella notte non riuscì a comporre le tessere del suo mosaico. Il sonno arrivò subito. Ma il commissario non fu dispiaciuto, anzi!
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