L’ispettore Zuddas, dal
canto suo, riferì che aveva praticamente risolto i due casi di femminicidio,
verificando da un lato l’effettiva
colpevolezza del primo degli assassini, suicidatosi subito dopo avere
ucciso la propria compagna, che aveva deciso di lasciarlo. E aveva già raccolto la confessione del secondo caso di uxoricidio
loro affidato. In questa circostanza precisava il pignolo ispettore, si
trattava di una coppia che si era sposata in giovanissima età. Con il tempo la
donna era maturata e aveva sviluppato una forte personalità, anche in campo
professionale, e aveva finito per surclassare l’uomo, il quale, ancorato a
schemi arcaici nei rapporti di coppia, e incapace di gestire la nuova
situazione dal punto di vista psicologico, aveva scelto la comoda scorciatoia
di eliminare il problema alla radice, uccidendo la moglie con il suo fucile da
cacciatore. Adesso però a Zuddas serviva un po’ di tempo per verificare ed
eventualmente completare i documenti delle altre pratiche.
L’ultimo fascicolo che il
commissario pose in evidenza fu quello dell’omicidio di via Giudicessa
Adelasia.
Il sovrintendente Farci
riferì subito che un loro confidente, infiltrato nella banda dei fratelli
Cannas, noti anche nell’ambiente come ‘I fratelli Chiodi’, praticamente due
boss di topi d’appartamento e di rubagalline del capoluogo e dell’hinterland
cagliaritano, riferiva che nella zona dei Giudicati e di Piazza Giovanni
operava un certo Ninni Girau, noto come sa Mantininca, che in cagliaritano
identifica una scimmietta da circo e il tizio in questione doveva il suo
soprannome all’agilità con cui si arrampicava sui tetti degli edifici. Poi si
infilava attraverso finestre, lucernai, grate e strettoie varie, nei bar, nelle
case, nei negozi e nei magazzini per ripulirli di quanto più prezioso gli
riuscisse di arraffare. Sa Mantininca era uscito da ‘casanza’, come la mala
cagliaritana chiama il carcere, nel mese di marzo del corrente anno, dove era
entrato per la quarta volta pur essendo ben accreditato nell’ambiente della
mala, grazie a una cinquantina di ‘sgobbi’, come la mala locale chiama i furti
d’appartamento e dei negozi, realizzati con destrezza, anche in pieno giorno.
Farci, con la sua
consueta solerzia si era già procurato dal Casellario Giudiziario la sua fedina
penale.
Il commissario, sempre
aggiornato con una meticolosità maniacale, sulle statistiche annuali dei reati
denunciati, di quelli perseguiti e delle condanne che redigeva la Direzione
competente del Ministero degli Interni,
commentò che la percentuale del sullodato Mantininca era in linea con le
statistiche ufficiali del Ministero e si complimentò con il sovrintendente per
l’ottimo lavoro svolto, mentre allegava i documenti e i fogli con gli appunti
che Farci aveva consultato nella sua esposizione.
«Io direi che vale la pena di assumere dall’indagato
informazioni utili!» aggiunse il commissario,
precisando che a giorni avrebbe consegnato un elenco e una descrizione dei
gioielli spariti dalla casa della vittima e che, di conseguenza, sarebbe
occorso interessare i ricettatori della zona.
«E lo stesso farei per la zona di Carbonia!
Che ne dici Zuddas?» aggiunse ancora De
Candia rivolto all’ispettore che sembrava essersi assentato dal contesto, forse
annoiato dalla pedanteria del collega
Farci che a lui, al contrario del commissario, non piaceva affatto.
«Ah, sì certo!»
esclamò Zuddas, preso alla sprovvista, affrettandosi a consultare dei fogli che
aveva già in mano prima di relazionare. «Sono
stato anche a Carbonia. Dunque, risulta che gli unici parenti, oltre al nipote
indagato, quello con il coltello insanguinato in mano, per intenderci, aveva
due nipoti, figli di una sorella,
premorta e il papà dell’indagato, fratello minore della vittima e anche della
sorella morta, che era la maggiore dei tre. I nipoti di Carbonia si chiamano: Maria
Grazia e Andrea Picciau, orfani di entrambi genitori. Lei è impiegata al Comune di Villamassargia, un piccolo paese
poco distante da Carbonia. Ha vinto un regolare concorso pubblico e lavora lì
da più di dieci anni. Pare che sia un’impiegata modello. Il fratello maggiore,
invece, Andrea ha dei trascorsi burrascosi da tossicodipendente ma ha la fedina
penale pulita, a parte qualche denuncia , a metà tra spaccio e consumo, ma ha
sempre evitato il carcere, un po’ perché i suoi genitori, quando erano in vita,
lo hanno fatto seguire dai migliori avvocati e non gli hanno fatto mancare i
soldi in tasca. Un po’ perché ultimamente, in pratica da quando sono morti i
genitori, ha accettato di seguire un progetto di recupero ed è ospite di una
comunità nelle campagne che circondano il sito archeologico di Monte Sirai. Il fine settimana chiede un
permesso e va a stare a casa della sorella, non disponendo di abitazione
propria, né di mezzi economici per prenderne una, neppure in affitto.
«Bene!»
commentò soddisfatto il commissario, omettendo di dire al suo collaboratore che
quelle cose le sapesse già. «Anche io mi sono dato da
fare e ho scoperto che la cassaforte della vittima è stata ripulita e sono
spariti titoli e gioielli. E siccome dai verbali non risulta che il nipote imputato
avesse addosso quei titoli e gioielli, né sono stati rinvenuti a casa di suo
padre nella successiva perquisizione, ne deriva, giocoforza, che qui dobbiamo
continuare a battere le due piste che già stiamo battendo. L’assassinio deve essere
maturato nell’ambito di un furto finito male, anche se non escluderei che
questo furto possa essere stato opera di una persona conosciuta dalla vittima»
«Tertium non datur?»
chiese Zuddas, sfoggiando il suo consueto repertorio di espressioni latine.
«No, no, direi di no!»
si affrettò a dire De Candia, prevenendo le proteste di Farci, che non amava
affatto questo sfoggio di espressioni latine che il suo collega non mancava di
fare, a ogni riunione. «Non credo che
l’assassino, chiunque egli sia, fosse in combutta con il nipote indagato.
D’altronde, non aveva alcun interesse a fare sparire i documenti dalla
cassaforte, alla luce del fatto che fra di loro pare vi fosse un testamento che
lo nominava erede universale dei beni della zia defunta!»
«Caspita! Che notizia!»
esclamò il sovrintendente Farci con un fischio di sorpresa.
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