giovedì 30 giugno 2022

Il commissario De Candia indaga-27

 


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Capitolo Decimo


L’ispettore Zuddas era ormai di casa al commissariato di Carbonia. Aveva ritrovato un suo vecchio collega di corso, anche lui ispettore in attesa della  promozione a vicecommissario e da lui aveva attinto preziose informazioni utili alla sua indagine sul delitto di via Giudicessa Adelasia.

Dal suo collega aveva saputo che Andrea Picciau era una specie di dandy, un po’ donnaiolo e un po’ eccessivo nei suoi vizi, che amava il bel vivere. Finché erano rimasti in vita i genitori, era riuscito a fare la bella vita, senza lavorare mai troppo seriamente. Poi era caduto nel vortice della droga, roba pesante, prima cocaina e poi eroina, non la solita fumatina o il semplice spinello. Per mantenersi nel consumo di quel vizio costoso, era finito nel giro dello spaccio, il traffico di alto livello, quello che muove i chili dalla Thailandia, per intenderci. Ma per la sua abilità, o per fortuna, o magari perché era riuscito a far ricadere le colpe sugli altri, se l’era cavata alla grande; anziché finire in carcere, era stato inserito in una comunità di recupero, poco fuori Carbonia e lì, seguito dappresso dai servizi sociali e, più discretamente da loro, sembrava essersi rassegnato a una vita più normale, fatta di sangue, sudore e lacrime.

La Comunità di recupero si chiamava ‘Sa Genti Arrubia’ e l’avrebbe trovata lungo la statale per San Giovanni Suergiu, seguendo le opportune indicazioni. La sorella di Andrea, Maria Grazia, lavorava al comune di Villamassargia ma rientrava regolarmente a casa sua, in via Palmiro Togliatti,  ogni pomeriggio, talvolta alle 15,00, talaltra più tardi. L’indirizzo e il telefono erano segnati sul foglietto.

Dopo un caffè di ringraziamento e un excursus necessariamente sommario dei trascorsi goliardici del corso, frequentato insieme, alla scuola di formazione  per ispettori di  Nettuno,  l’ispettore Zuddas, tutto soddisfatto di come avessero preso una piega fortunata le sue indagini in trasferta, si avviò verso la comunità di recupero che gli avevano indicato i suoi colleghi. Nel tragitto si ritrovò a pensare alle serate spensierate che aveva trascorso a Nettuno durante la libera uscita dalla caserma e le domeniche in discoteca, alla conquista delle bellezze femminili cittadine. Un uomo dovrebbe restare sempre scapolo,  pensò con un sorriso nostalgico. Di sicuro lui non si sarebbe mai sposato se non si fosse ritrovato con la ragazza incinta e un suocero che aveva fama di vendicare tutte le offese all’onore con una bella fucilata. Proprio con quel fucile che usava con perizia nella  caccia ai cinghiali e ai cervi.  Per fortuna adesso era di nuovo libero! Il padre di sua moglie era morto e lui si era separato! Anche se quella separazione gli costava ogni mese, una  buona fetta dello stipendio, che finiva  in assegno di mantenimento.  Manco fosse un pizzo da pagare per quei pochi momenti di felicità trascorsi insieme!

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