Mi aprì una ragazza che mi fece entrare senza farmi domande. Io dissi soltanto che ero invitato alla festa di compleanno di Giampiero.
Mi
introdusse un ampio salone e mi disse soltanto, in italiano, di andare a
prendermi una birra in cucina. Siccome non sapevo dove fosse la cucina mi
sedetti nell’angolo di un divano e mi guardai intorno fumando una delle mie
sigarette. Attorno a un grande tappeto, seduti per terra, un gruppo di ragazzi e ragazze ridevano
e scherzavano di gusto. Spostando lo sguardo notai che da una porta
in fondo al salone usciva la ragazza che
mi aveva aperto la porta con numerose bottiglie di birra in mano. “Ecco dove
deve essere la cucina” pensai tra me mentre seguivo con lo sguardo la ragazza.
Vidi che imboccava una rampa di scale che portavano a un piano superiore.
Tornai con lo sguardo ai ragazzi seduti introno al tappeto. Uno di loro stava
unendo delle cartine da sigaretta; ne incollò due in senso longitudinale,
aggiungendone una terza in senso orizzontale, sempre sfruttando il lato gommoso
e adesivo delle cartine.
La
ragazza che gli stava a fianco, dopo avere arrotolato un sottile cartoncino,
strappato al contenitore delle stesse cartine, esclamò con entusiasmo che il
filtro era pronto. Il tizio delle cartine lo posizionò alla base delle cartine
che aveva precedentemente incollato; sembrò porgere il suo manufatto, dopo
averlo poggiato sul palmo delle dita, a
un terzo ragazzo, il quale invece vi fece cadere sopra il contenuto di una
sigaretta, distribuendola sapientemente per tutta la superficie delle cartine
incollate; di seguito, lo stesso ragazzo, dopo avere bruciato con l’accendino una delle estremità
di un pezzo irregolare di un materiale
di colore verdognolo, la sbriciolò sopra la superficie del tabacco,
distribuendolo, come aveva fatto prima con il contenuto della sigaretta, con il
pollice, l’indice e il medio della mano destra.
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