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«Una è quella di un furto finito in
tragedia. Il ladro, scoperto con le mani nel sacco, ha perso la testa e ha
ucciso la vittima che si è messa a urlare appena l’ha visto!»
«Oppure appena ha visto l’assassino
afferrare il coltello» aggiunse l’ispettore.
«Già!»
assentì il commissario. «Poi è scappato buttando
il coltello per terra. E lì lo ha trovato lo sfortunato nipote sopraggiunto
poco dopo.»
«Uno di noi potrebbe verificare se qualche
nostro informatore, nell’ambiente dei topi d’appartamento, abbia sentito
qualcosa. Di solito queste informazioni circolano nell’ambiente…»
propose il sovrintendente Farci.
«Quella zona è appannaggio della banda del
buco, quella capeggiata dai famigerati fratelli Chiodi, i fratelli Tore e Beppe
Cannas, mi pare di ricordare» suggerì l’ispettore
Zuddas, che in passato aveva prestato servizio nella sezione dei reati contro
il patrimonio, prima di essere aggregato alla squadra omicidi.
«L’altra pista sulla quale concentrerei le
nostre indagini è quella dell’interesse. Chi ha tratto vantaggio dalla morte
della signora Emma Pirastu? Ci sono altri parenti o beneficiari testamentari,
oltre all’attuale indiziato?»
«Cui prodest scelus, is fecit»
esclamò l’ispettore illuminandosi, contento di poter sfoggiare un altro dei
suoi adagi latini.
«Proviamo a verificare l’esistenza di altri
parenti o comunque di eventuali interessati diretti»
«Lascerei questa indagine al collega
Zuddas, signor commissario e io mi occuperei dell’indagine nel mondo dei topi
di appartamento e dei ladruncoli. In certi ambienti della malavita cagliaritana
non apprezzano molto quelli che parlano in latino!»
propose il sovrintendente Farci in segno di protesta contro l’ennesimo sfoggio di
cultura latina dell’ispettore.
«D’accordo. E per dimostrarvi che non mi
sono offeso vi offro l’aperitivo!»
disse l’ispettore.
«Sì, ma questa volta pago io! Del resto
l’ultima volta mi sembra che hai pagato tu!»
rispose il sovrintendente, tanto per protestare.
«Facciamo che oggi pago io!» propose
Santiago De Candia per tagliare la testa
al toro.
«Fra i due litiganti il terzo gode!»
aggiunse sorridendo il sovrintendente, contento che il commissario, per una
volta, si unisse a loro anche nella consueta capatina al bar, con cui ponevano
fine alle loro schermaglie.
«E io cosa ho detto? Inter duos litigantes,
tertius gaudet!» esclamò l’ispettore in
tono provocatorio!
«Ma vaffancupola!»
lo contestò il sovrintendente spingendolo con una manata, mentre quell’altro
rideva a crepapelle.
Anche il commissario rise, ma sotto i baffi, senza
farsene accorgere.
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