In pizzeria riuscirono a parlare della vicenda di via
Giudicessa Adelasia. L’avvocato Levi consegnò al commissario un elenco completo
e una descrizione dettagliata dei gioielli che erano custoditi nella
cassaforte, appartenuti alla povera signora Emma Pirastu. Quella donna non
smetteva mai di sorprenderlo per l’intelligenza e il fascino che riusciva a
dimostrare in eguale misura e in pari intensità. Lo informò inoltre che il suo
assistito era andato in Banca e aveva scoperto che era stati effettuati due
prelievi con il bancomat, in due giorni differenti: il giorno dell’omicidio e
il giorno dopo. Poi la banca, letta la notizia sul giornale aveva provveduto a
bloccare il conto corrente.
Alessandro Pirastu aveva precisato che, nonostante le
sue raccomandazioni in senso contrario, sua zia si ostinava ad avvolgere la
tessera bancomat in un foglio di carta ove aveva trascritto il codice segreto
(che lui invece ricordava a memoria). Quindi il ladro omicida aveva avuto gioco
facile a fare i prelievi.
Per quanto
riguarda il libretto postale le cose erano un po’ più complicate. Era stato emesso dalle Poste Centrali di
Piazza del Carmine ma i prelievi, con appropriati documenti di identità, si potevano fare
prelievi in tutti gli uffici d’Italia, nel limite, pare, di seicento euro al
mese. Col libretto erano spariti anche la carta di identità della vittima. Il
suo assistito si sarebbe recato alle Poste per vedere di bloccare il libretto,
pur se non ne ricordava a memoria gli estremi. Ad ogni buon conto, lei, l’avvocato,
avrebbe provveduto a mandare una diffida alla sede legale di Torino per
bloccare comunque i prelievi da ogni titolo cartaceo, materiale o
immateriale, intestato alla defunta Emma
Pirastu.
Insomma per il commissario non era rimasto un granché
da fare, almeno con riguardo alla Banca e alle Poste.
Si salutarono in via Giudicessa Vera, una parallela
della via Torbeno e della stessa via Giudicessa Adelasia dove il commissario De
Candia aveva parcheggiato la sua auto.
Luisa gli diede un bacio fugace sulle labbra,
stringendosi a lui con trasporto e ringraziandolo ancora per le rose rosse e
per la serata trascorsa insieme.
Vedendola andar via, il commissario si chiese se l’avesse potuta ancora stringere tra le braccia. Era la cosa che avrebbe voluto di più, in assoluto.
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