martedì 20 maggio 2025

Il profeta Celentano

 


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Adriano Celentano

Ritratto informale di un grande artista

 

Celentano è sicuramente un grande cantante. Ma definirlo soltanto così sarebbe riduttivo, dato che ha dimostrato   di possedere una   personalità artistica che esula dalla semplice attività canora, mettendo in luce le sue qualità di autore, di attore, di regista e perfino di presentatore televisivo. Insomma, un artista davvero a tutto tondo. Inoltre egli ha tutti i requisiti per essere considerato un profeta: un profeta un po’ sbruffone e canterino, ma pur sempre un profeta.

In primo luogo lui è convinto di esserlo. Ma questo, da solo, ovviamente non basta. Altrimenti il mondo sarebbe pieno di profeti. Invece quelli autentici, come lui, sono davvero pochi.

Dei profeti, poi, l’Adriano nazionale ha il coraggio di andare controcorrente e di dire ciò che sente e non, come certi falsi profeti, ciò che la gente vuol sentire.

In terzo luogo Il Molleggiato è un artista vero: egli ha quella sensibilità d’animo senza la quale non esistono né profeti né profezie.

Last but not least, Celentano ha l’animo del fustigatore. Andiamo a leggere la Bibbia: da Elia, a Geremia, da Daniele a Isaia, da Sofonia a Giovanni Battista, tutti i profeti dell’Antico e del Nuovo Testamento, richiamavano i potenti alla sobrietà, alla penitenza, al sacrificio, al rispetto di Dio.

 

La sua vena profetica è proprio iscritta nel suo DNA artistico: non si scrivono e non si cantano canzoni come “Il ragazzo della via Gluck” se non si possiede un animo profetico. E anche il long playing “Il forestiero”, che è di qualche anno dopo, è zeppo di ispirazioni religiose e profetiche, a cominciare dal brano che dà il titolo dell’EllePi, dove Celentano canta l’incontro di Gesù, al pozzo di Sicar, con la Samaritana, uno dei brani caratteristici del Vangelo di San Giovanni.

Eppure il Celentano profeta emerge con prepotente vitalità e con autentica ispirazione quando si ritrova davanti un microfono e una telecamera che lo collegano con l’Italia che assiste davanti ai piccoli schermi a quelle celebrazioni quotidiane che incidono veramente e nel profondo nella cultura popolare italiana.

Celentano in TV è stato un fenomeno senza precedenti, grazie al suo carisma e alla sua indubbia personalità artistica.

Il suo primo grande programma di successo è stato Fantastico nel 1987.

Ritorna in televisione nel 1999 con uno show tutto suo dal titolo “Francamente me ne infischio”.

Torna a condurre un programma televisivo nel 2005 sempre alla Rai. Il suo titolo è Rockpolitick. Come d'abitudine pretende dalla Rai "carta bianca" sui testi e sull'intero progetto.

Il 26 novembre 2007, sempre alla Rai Celentano torna in diretta con uno spettacolo in prima serata dal titolo “La situazione di mia sorella non è buona”, dove per "sorella" intende il pianeta Terra.

Il programma è stato visto da 9.200.000 con picchi di 11 milioni di spettatori.

Dal piccolo schermo sono partite le invettive più accorate e veementi del profeta Celentano: sulla caccia, sulla politica, sull’ambiente, sull’inquinamento, sulla moda, sulla vita e anche sulla morte.

Non sono mancate nella carriera televisiva di Adriano gli eccessi verbali e le polemiche.

Se fosse stato un profeta biblico lo avrebbero gettato in pozzo, oppure lo avrebbero decapitato, pur di tappargli la bocca.

Se la televisione non fosse stata un mezzo di cui il potere si è servito, e ancora si serve, per orientare le masse nella direzione desiderata, gli avrebbero sicuramente chiuso i microfoni e oscurato le telecamere. Ma “Il Molleggiato” si è servito dello stesso strumento di potere per diffondere i suoi sermoni. Anche in questo è stato geniale. Altrimenti sarebbe stato anche lui una voce che grida nel deserto.

E poi, in fondo, il Celentano televisivo non ha mai veramente attentato al potere. Il suo spirito rivoluzionario e profetico ha un carattere riformista e non violento; e, soprattutto, non ha mai assunto una netta colorazione politica, a parte quella volta in cui si è espresso favorevolmente per il referendum sulla caccia. Per quella vicenda subì perfino un processo, anche se alla fine venne assolto e svicolò alla grande dichiarando di essere “il re degli ignoranti”, uno dei soprannomi che gli è rimasto appiccicato addosso.

Celeberrima anche l’invettiva che nel 2012 l’oppose ai Paolini (gli editori del settimanale “Famiglia Cristiana”).

Valutando la storia artistica e personale di Adriano Celentano, son portato a pensare che, mentre dal palco di Sanremo se la prendeva con il famoso settimanale cattolico, il Molleggiato avesse in mente quel bellissimo brano dei Vangeli dove Gesù, poco prima di essere catturato e condannato a morte, scacciava i mercanti dal Tempio di Gerusalemme, prendendoli a frustate ed apostrofandoli con male parole.

Probabilmente in questa circostanza Adriano Celentano ha ecceduto, forse interpretando troppo vivacemente il suo ruolo di profeta new wave. Come quella volta che definì deficiente un famoso critico del Corriere della Sera (per quella vicenda Celentano fu condannato in tribunale a risarcire il critico vilipeso con 30.000 Euro).

Piccole macchie nella sua lunga carriera che però non tolgono niente alla caratura di un artista notevole.

Dio i profeti li sceglie sin da quando riposano nel seno materno. Che piaccia o no ai farisei di oggi, come non piaceva a quelli di ieri.

Naturalmente essendo un cantante, le sue profezie vengono diffuse anche con le sue canzoni. E non soltanto con le canzonette, se è vero com’è vero che Adriano Celentano si è messo da subito in mostra anche nel cinema.

Dalla fine degli anni Cinquanta all'inizio degli anni Novanta, infatti, il Molleggiato ha recitato in più di quaranta film, tra i quali «Il bisbetico domato» a «Lui è peggio di me», passando per «Bingo Bongo», «Il burbero» e «Innamorato pazzo».

Da «I ragazzi del juke-box» del 1959 a «Jackpot» del 1992, Celentano ha preso parte anche a molti lungometraggi, lavorando con registi del calibro di Fellini, Corbucci, Germi, Lattuada, Festa Campanile e Dario Argento.

Ha collaborato infine con Castellano e Pipolo, per i quali ha recitato in nove commedie. Con il suo fare da sbruffone irriverente, Adriano ha conquistato in pieno il pubblico italiano.

Tornando all’attività principale dell’Adriano nazionale, premetto che è davvero impossibile elencare tutta la sua discografia. Io cercherò di dare un’idea generale, ricordando i suoi successi più importanti e più famosi.

Il   suo primo grande successo come cantante è stato un brano rivoluzionario del 1959: “Il tuo bacio è come un rock”. Celentano bissò il successo nel 1961 con una canzone controcorrente: “Ventiquattromila baci” che si guadagnò un bel secondo posto al festival di Sanremo di quell’anno.

Celentano poi ha scritto per l’Italia il primo grande manifesto ecologico del secolo scorso, come ho già avuto modo di accennare. Era il 1966 e il brano si chiamava e si chiama “Il ragazzo della via Gluck”, (seguito nel 1972 da un altro capolavoro “Un albero di trenta piani”).

Nel 1967, tra i tanti, due successi: “Siamo la coppia più bella del mondo” e, in piena rivoluzione sociale, ha il coraggio di andare contro la musica beat e soprattutto contro l’uso e il consumo delle droghe (“Tre passi in avanti”).

Nel 1968 ancora due successi evergreen: “Azzurro” di Paolo Conte e “Una carezza in un pugno”.

A Sanremo c’è tornato nel 1970 con il brano “Chi non lavora non fa l’amore”.

Il brano fu presentato al Festival di Sanremo 1970 da Celentano in abbinamento con la moglie Claudia Mori, risultando vincitore della kermesse canora più importante d’Italia. Sono autori della canzone lo stesso Celentano, Nando de Luca, Luciano Beretta e Miki Del Prete.

Con questa canzone, una ballata di protesta contro gli scioperi, in pieno autunno caldo, Celentano viene definito qualunquista, fascista e reazionario. Ma si sa, i profeti sono abituati a essere criticati.

E invece di offendersi il nostro va avanti imperterrito. Dopo il Festival il singolo vende quasi un milione di copie arrivando nelle prime posizioni  in Italia e anche all’estero. Celentano dichiarerà: "Non credevo che avrei vinto, ma ero certo che avrei venduto un milione di dischi". Profeta e sbruffone, per l’appunto.


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