lunedì 2 giugno 2025

Dalla Sicilia al Piemonte

 

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Capitolo Primo

 

 

-         “ Attaccabrighe, donnaiolo e giocatore! Ecco chi è l’uomo che ci ha chiesto la mano di nostra figlia Luigia! Hai capito, Margherita? Lo hai capito?”

 

Donna Margherita guardò senza apparente emozione il viso alterato dalla collera di suo marito. Dopo trent’anni di matrimonio, avendo imparato a conoscerlo, decise di lasciarlo sfogare fino in fondo. Tuttavia trovava ancora simpaticamente buffa quella  sua intonazione  spiccatamente piemontese che nei momenti di ira sembrava ancora più accentuata.

 

- “ E senza contare che è pure siciliano ed ex-garibaldino!” - . L’ avvocato Stranèo si fece cadere sulla sedia con un’enfasi   teatrale, frutto   di una drammaturgia che gli derivava più dalla sua frequentazione delle aule giudiziarie   che da un effettivo sconforto per le notizie che quel biglietto riservato gli aveva recapitate.

 

Donna Margherita lesse quelle poche righe vergate sul foglio che il marito le aveva allungato, prima di sprofondare nella poltroncina in legno dietro la sua scrivania. Gli epiteti poco lusinghieri erano riferiti naturalmente al Capitano Gaspare Nicolosi. E a chi altri, se no? Nessuno prima dell’ufficiale siciliano aveva mai chiesto la mano della loro primogenita Luigia. Anche lei si sedette sul bordo di una delle due sedie, dal lato opposto della scrivania.  Per guadagnare ancora qualche secondo fece finta di leggere, ma voleva solo  studiare la migliore strategia. Il titolo nobiliare lo aveva acquisito dopo il matrimonio con Amedeo Stranèo che apparteneva ad un ramo cadetto di una delle più antiche famiglie nobiliari del Monferrato, da sempre fedelissimi alla casa Savoia.

Margherita era discendente per metà da una famiglia della ricca borghesia mercantile genovese e per l’altra metà, in linea materna, da una agiata famiglia di Tortona.

Dai suoi avi aveva ereditato il senso pratico degli affari, che  aveva intelligentemente trasfuso nella gestione dei rapporti dentro e fuori la casa, insieme ad una maggiore prospettiva nella visione del mondo che, al contrario di quanto accadeva a suo marito, non era circoscritta dai confini del vecchio Regno di Sardegna o, peggio ancora, da quelli dell’ancor più antico Ducato di Savoia. E naturalmente non nutriva alcun pregiudizio sui siciliani e sugli ex-garibaldini. Ma questo si guardò bene dal dirlo. Decise di partire da lontano.

 

-         “ Bella questa grafia! Di chi è?”- chiese restituendo il foglio.

-         “ Del figlio di mio fratello Bartolo, il tenente Giovanni Stranèo, quello che comanda un plotone nel  I° Battaglione Fanteria del Reggimento Crimea, lo stesso dove presta servizio questo capitano Nico non so che!”

-         “ Nicolosi” – disse pazientemente Donna Margherita.

-         “ Appunto!”- interloquì l’avvocato Stranèo, ricordandosi che il nipote gli aveva raccomandato nel P.S. della missiva riservata di distruggerla  subito dopo averla letta. Gettò la lettera sul fuoco che ardeva nel camino. Le fiamme l’avvolsero in un famelico e repentino  boccone.

-         “Il capitano Nicolosi “ – riprese Donna Margherita  con non curanza, avvicinandosi  al  fuoco che il marito aveva cercato di ravvivare, approfittandone per disperdere i residui della recente combustione – “ è però  in forza al II° Battaglione Cavalleggeri !”

-         “ E che significa? Gli ufficiali frequentano tutti lo stesso Circolo ed agiscono sotto lo stesso Comando!”

-         “ Ma è arcinoto a tutti che tra i fanti ed i cavalleggeri del Reggimento Crimea non è mai corso buon sangue!” – replicò Donna Margherita, che non aveva svolto studi specifici in materia militare, ma vi sopperiva con una discreta conoscenza dei resoconti salottieri femminili, cercando di smussare i toni del discorso.

-         “ State cercando di insinuare che un gentiluomo della casata Stranèo può aver confezionato delle baggianate per infangare ingiustamente un collega ufficiale di reggimento?”

-         “ Caro, hai presente la contessa Eleonora Chivasso Canavese?” – Donna Margherita si rese conto subito che era meglio cambiare strategia.

-         “La moglie del conte Edoardo Canavese?” – domandò l’avvocato Stranèo con uno tono di voce improvvisamente più dolce.

 

I conti Canadese erano di casa dagli Stranèo. Il conte Edoardo era compagno di caccia dell’avvocato e la contessa Eleonora faceva parte con Donna Margherita del Gruppo Cittadino delle Dame di Carità di San Vincenzo. Inoltre i conti Canavese avevano battezzato il loro ultimogenito Giacomo.

 

-         “ Sì, proprio lei! Luigia le ha chiesto, in via riservata, si intende, di prendere informazioni ed Eleonora conosce personalmente l’ufficiale attendente  in prima del Comandante del  Reggimento  Crimea! Non è una fortuna?”

-         “ Già, bella fortuna! Se  questo è il risultato della tua educazione a nostra figlia! Ma quando mai s’è visto che una brava figlia prenda una simile iniziativa senza interessare prima i suoi genitori?”

 

“Se non altro è tornato al tu” penso rincuorata Donna Margherita, che sapeva come quel “voi”, che  suo marito aveva imparato ad usare da suo padre nei momenti in cui occorreva  rimettere al posto loro le donne, fosse l’emblema di un estremo disappunto. Adesso, invece, il rimprovero che suo marito le aveva mosso sull’educazione della figlia celava, dietro il tono burbero, una bonaria e rassegnata accondiscendenza.

 

-“ Oh, caro, non te la prendere! Non sono più i nostri tempi. Oggi, anche le figlie femmine, cercano di affrancarsi quanto più possono dal ruolo di subalternità! Del resto, se venisse confermata la predisposizione al gioco del pretendente di nostra figlia, sarei la prima io ad imporle il distacco più radicale di ogni pensiero che lo  riguardi. Mi preoccupo del gioco e non delle brighe, perchè quando un vero uomo dovesse accasarsi, diventano ricordi da ragazzi. Quanto alle  donne, poi, un uomo, se non va dietro alle donne mentre è libero  e solo, che razza di uomo sarebbe mai? Anche tu, Amedeo Stranèo, prima di prendermi in sposa, puoi negare di essere andato dietro alle donne?”

 

L’avvocato Stranèo sembrò convincersi alle parole che la  moglie, con grande garbo femminile, le aveva rivolto, o quantomeno ne sembrò placato. Non volle tuttavia cedere le armi senza un’ultima battaglia.

 

-         “ E cosa farai se ti confermeranno  che si tratta proprio di un siciliano e, per di più, di un ex- garibaldino?”

-         “ Ma Amedeo caro, se il nostro amato sovrano Vittorio Emanuele II°,  ha deciso di inserire gli ex-garibaldini nei ranghi dei suoi migliori reggimenti, proprio noi sudditi dovremmo ribellarci? E non ha forse detto, il Suo stesso Primo Ministro, che dopo aver fatto l’Italia, occorre fare gli Italiani?”

-         “ Eh, già! E tu gli italiani di Camillo Benso li vuoi iniziare a fare in casa nostra?”

-         “ E perché no? “ – rispose Donna Margherita imitando il tono giocoso del consorte.- “ E non ti scordare, infine, che Luigia ha già   ventuno  anni suonati! Vuoi forse che tua figlia maggiore resti zitella, mentre le  sorelle minori saranno già maritate e con prole?”

 

L’avvocato non ebbe nulla da replicare e sua moglie si licenziò con un bacio e con un leggero inchino, che abbozzò quando era già sulla porta. Quell’ultima considerazione si dimostrò decisiva, più avanti, quando si trattò di decidere se accettare o meno la proposta matrimoniale del capitano dei Cavalleggeri, in forza al Reggimento Crimea, di stanza ad Alessandria di Piemonte,  Gaspare Nicolosi da Mazara del Vallo di Sicilia.

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